Roma. Nel 2015 i lavoratori domestici contribuenti all’Inps sono stati 886.125, con un decremento del -2,3% (-20.518 in valore assoluto) rispetto al dato del 2014ma aumentano gli italiani. Una piu’ ampia diminuzione, si legge nell’Osservatorio statistico dell’Inps, si e’ registrata nel 2014 rispetto ai dati 2013 (-5,2%) e nel 2013 rispetto al 2012 (-5,2%) anno in cui si e’ registrato, invece, un forte aumento del numero di lavoratori per effetto della sanatoria riguardante i lavoratori extracomunitari irregolari. A fronte dell’andamento decrescente del numero di lavoratori domestici in Italia nel triennio 2013-15, per i lavoratori italiani, si registra invece un andamento crescente pari al 4,2% nell’anno 2015 rispetto all’anno precedente. Dalla serie storica degli ultimi sei anni dei lavoratori domestici per sesso, prosegue l’Inps, emerge che il numero di lavoratori maschi ha un andamento simile a quello del totale complessivo, mentre il numero delle femmine cresce fino al 2012 per poi decrescere. La composizione per sesso evidenzia una netta prevalenza di femmine, che ha raggiunto nel 2015 il valore massimo degli ultimi sei anni, pari all’87,8%.
La distribuzione territoriale dei lavoratori domestici in base al luogo di lavoro nell’anno 2015 evidenzia che il Nord-ovest e’ l’area geografica che, con il 29,8%, presenta il maggior numero di lavoratori, seguita dal Centro con il 28,5%, dal Nord-est con il 19,7%, dal Sud con il 13,0% e dalle Isole con l’9,0%. La regione che registra in Italia, sia per i maschi che per le femmine, il maggior numero di lavoratori domestici e’ la Lombardia, con 160.587 lavoratori pari al 18,1%, seguita dal Lazio (15,0%), dall’Emilia Romagna (9,0%) e dalla Toscana (8,5%). In queste quattro regioni si concentra piu’ della meta’ dei lavoratori domestici in Italia. La composizione dei lavoratori in base alla nazionalita’ evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri, che nel 2015 risultano essere il 75,9% del totale. Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalita’, in Lombardia si concentra la maggior parte dei lavoratori domestici stranieri nell’anno 2015, con 135.188 lavoratori (20,1%), seguita dal Lazio (17,0%) e dall’Emilia Romagna (10,1%); per i lavoratori italiani, invece, al primo posto abbiamo la Sardegna con il 16,4% e a seguire Lombardia (11,9%) e Lazio (8,7%).
A fronte dell’andamento decrescente del numero di lavoratori domestici in Italia nel triennio 2013-15, per i lavoratori italiani, si registra invece un andamento crescente pari al 4,2% nell’anno 2015 rispetto all’anno precedente. A livello regionale, nel 2015 rispetto il 2014, si registra una diminuzione in Valle d’Aosta (-1,1%) e un aumento massimo (+21,5%) in Calabria. I lavoratori stranieri, invece, seguono un andamento decrescente nel suddetto triennio, con un decremento del -4,2%, maggiore di quello nazionale, del numero di lavoratori nell’anno 2015 rispetto al 2014, e fanno registrare un lieve incremento in Trentino Alto Adige (+0,2%) e un decremento massimo in Calabria (-8,1%). Nel 2015 l’Europa dell’Est e’ la zona geografica da cui proviene quasi la meta’ dei lavoratori stranieri, con 404.571 lavoratori, pari al 45,7%. Analizzando i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, e’ evidente una prevalenza di “colf” che costituiscono quasi il 60% del totale dei lavoratori. Tale distribuzione riguarda sia i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Asia Medio Orientale, in cui prevale la tipologia di “badante”. Nel 2015 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un lieve aumento (+2,2%), ma con un sostanziale incremento dei badanti di nazionalita’ italiana (+13,0%). Il numero di colf, invece, evidenzia un decremento pari al -5,4%, influenzato maggiormente dalla diminuzione dei lavoratori provenienti dall’Asia Orientale (-13,6%) e dall’Africa del Nord (-13,2%); anche in questo caso i lavoratori italiani fanno registrare una variazione in controtendenza (+0,3%). La classe d’eta’ “45-49 anni” e’ quella con la maggior frequenza tra i lavoratori domestici, pari al 16,8%, mentre il 10,8% ha un’eta’ pari o superiore ai 60 anni e solo il 2,3% ha un’eta’ inferiore ai 25 anni. (AGI)