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Garante Privacy apre istruttoria sulla privacy policy

Che la privacy in WhatsApp e Facebook fosse quanto meno a rischio lo si era intuito fin dal momento in cui la nuova policy della chat più utilizzata al mondo ha consentito di condividere i dati degli utenti con Facebook per finalità di marketing. Ora a certificare l’esistenza di consistenti zone d’ombra arriva il Garante alla privacy, che ha aperto un’istruttoria per chiarire la tipologia di dati messi a disposizione, le modalità di acquisizione del consenso degli utenti e la conformità alla normativa italiana in materia, considerato che revoca del consenso e diritto di opposizione sembrano limitati nel tempo. WhatsApp (acquisita da Facebook nel 2014) deve anche chiarire se i dati dei suoi utenti non registrati al social network vengono parimenti condivisi, fornendo elementi riguardo al rispetto del principio di finalità (nell’informativa originariamente resa agli utenti, WhatsApp non faceva alcun riferimento alla finalità commerciale). LA NUOVA POLICY – Così si legge nelle FAQ ufficiali di WhatsApp: “Abbiamo in programma di condividere alcune informazioni con Facebook e il gruppo di aziende di Facebook che ci permetteranno di coordinarci maggiormente, come ad esempio per combattere lo spam e gli abusi, e migliorare le esperienze attraverso i nostri servizi e quelli di Facebook e del gruppo di Facebook”. Dunque, per fare esempi pratici, informazioni dell’account WhatsApp, come il numero di telefono, ma non messaggi e foto, saranno condivisi e usati a scopo commerciale (per ricevere inserzioni mirate). Gli utenti possono esercitare il diritto di opposizione entro 30 giorni dall’accettazione della nuova privacy policy (procedura spiegata sul sito web di WhatsApp). IL GARANTE – Per Antonello Soro, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, “La nuova privacy policy adottata da Facebook e WhatsApp – spiega Soro – pone serie preoccupazioni dal punto di vista della protezione dei dati personali, il flusso massiccio di dati non riguarda solo gli utenti di Facebook o WhatsApp, ma si estende anche a chi non è iscritto a nessuno dei due servizi. I dati – continua il garante – vengono comunicati per il semplice fatto di trovarsi in una rubrica telefonica di un utente di WhatsApp”. Soro ricorda, inoltre, che “lo scambio di indirizzari non può avvenire senza il consenso degli interessati”, mentre “ad un primo esame, nelle nuove regole adottate da Whatsapp, sembrerebbe non essere previsto un consenso differenziato per le diverse opzioni e che gli utenti siano di fatto costretti ad accettare in blocco le condizioni che prevedono lo scambio dei dati. Vedremo adesso se Facebook e WhatsApp decideranno, responsabilmente e autonomamente, di sospendere questa iniziativa a garanzia degli utenti”, conclude Soro.

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