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La Professoressa torna a Bergamo dopo la scoperta delle onde gravitazionali.

Si è concluso a Palazzo Frizzoni l’incontro tra la scienziata bergamasca Laura Cadonati e il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori. È stata una chiacchierata piacevole, durata circa 40 minuti, nella quale la scienziata e professoressa del Georgia Tech Institute ha raccontato la sua passione per la scienza (parlando anche della sua scarsa passione per la fisica ai tempi delle scuole superiori), ha ripercorso le tappe della sua carriera e ha infine illustrato il lavoro pluriennale e i retroscena legati alla sua più importante scoperta, la dimostrazione dell’esistenza delle onde gravitazionali, avvenuta l’11 febbraio scorso e resa possibile grazie alla collaborazione di un team di scienziati internazionali.la-scienziata Laura Cadonati è stata accompagnata a Palazzo Frizzoni dai genitori, Luciano e Angela, e ha incontrato il presidente e il segretario generale di BergamoScienza Mario Salvi e Umberto Corrado (presenti anche gli onorevoli Antonio Misiani ed Elena Carnevali): proprio domani, la scienziata, nata 45 anni fa in Borgo Santa Caterina, parlerà della sua scoperta e del suo lavoro dal palco di BergamoScienza, “una manifestazione che ho sempre seguito, ma alla quale non sono mai riuscita a partecipare”, commenta. Alla fine dell’incontro abbiamo avvicinato la scienziata alla quale abbiamo chiesto: professoressa, lei si sente un cervello in fuga? “No, a dire il vero – ammette la scienziata – prima di partire per gli Stati Uniti ebbi l’opportunità di lavorare come ricercatrice nell’ambito universitario a Milano, ma l’incarico che mi fu assegnato a Princeton, sicuramente fu più ambito. Attualmente lavoro al Center of Relativistic Astrophisics del George Tech di Atlanta. E poi i mezzi e le risorse per fare ricerca nelle università americane – continua la Cadonati – sono abbastanza più generosi rispetto a quelli in dotazione alle nostre Università”. SE LE CHIEDESSERO DI TORNARE A LAVORARE QUI IN ITALIA COSA RISPONDEREBBE? “Se mi chiedessero di tornare a lavorare qui in Italia – conclude la professoressa – risponderei che sto abbastanza bene dove mi trovo”.

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