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Messa in atto una nuova metodica per “migliorare” i polmoni da trapiantare, realizzata con il contributo di Brembo

 

E’ stata presentata il 22/12/2016 , al Papa Giovanni XXIII, una nuova metodica introdotta nelle sue sale operatorie con l’intento di aumentare il numero di polmoni idonei al trapianto. La novità è parte integrante di un protocollo di studio, avviato nei mesi scorsi all’ospedale di Bergamo destinato a dare un contributo importante alla conoscenza dei risultati, in termini di sicurezza ed efficacia, dell’applicazione di questa metodica, già in uso nei principali centri trapianto di Europa e Nord America e in alcuni centri italiani.

Si tratta della perfusione extracorporea e serve a rendere idonei organi finora non utilizzabili, in un settore in cui la domanda è di gran lunga superiore alla disponibilità: su cento pazienti in lista, purtroppo, dieci moriranno in attesa dell’intervento.

Dà il via alla conferenza Carlo Nicora, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII sottolineando:

«Questa metodica amplia la possibilità d’azione del nostro Centro trapianti punto di riferimento in Lombardia e in Italia grazie all’impegno dei nostri professionisti e alla generosità di Brembo, che ci sostiene da tempo anche in ambito pediatrico”. Questa tecnica innovativa aumenta non solo la disponibilità del trapianto di polmoni dei degenti in lista d’attesa, ma è anche all’insegna della sicurezza, conoscenza ed efficacia e garantisce un numero maggiore di organi idonei al trapianto.»

Tale tecnica si chiama Ex Vivo Lung Perfusion (EVLP) e simula, prima del trapianto, le condizioni in cui l’organo si trova normalmente a lavorare nel corpo umano, cioè una temperatura di 37 gradi, con regolare circolo all’interno dei vasi (perfusione) e flusso di aria (ventilazione). Questa tecnica consente di superare il principale limite dell’ipotermia a 4°C, normalmente usata per la conservazione statica dell’organo nel lasso di tempo che trascorre dal prelievo dal cadavere del donatore al trapianto nel ricevente. L’ipotermia, se da un lato è in grado di rallentare il danno ischemico dell’organo con un metodo semplice ed economico, dall’altro impedisce di valutare la funzionalità dell’organo e di riparare eventuali danni riscontrati.

«Il trapianto polmonare è l’unica terapia salvavita per i pazienti affetti da insufficienza respiratoria terminale – ha spiegato Michele Colledan, direttore del Dipartimento chirurgico del Papa Giovanni XXIII e responsabile del programma di trapianto polmonare -. Purtroppo lo scarto tra la disponibilità di polmoni idonei al trapianto e le richieste è più marcato che per altri organi. Questo perché il polmone è un organo delicato – ha proseguito Colledan – che tende a deteriorarsi facilmente, per i meccanismi fisiopatologici che si instaurano con la morte cerebrale, ma anche per le necessarie manovre rianimatorie e per possibili infezioni. Questo deterioramento – conclude il chirurgo – ci impone molto spesso  di non prelevare i polmoni di donatori dei quali riusciamo invece a utilizzare altri organi.»

In Italia, nel 2015, sono stati eseguiti 112 trapianti polmonari in 10 centri. Il tempo medio di attesa al trapianto è risultato di 1 anno ed è stata registrata una mortalità in lista pari al 10.1%, la più elevata nell’ambito dei trapianti d’organo in Italia. Quest’ultimo dato acquista ancor più valore se si considera che la scarsità di donatori adeguati incide sulla rigorosa restrizione dei criteri di inserimento in lista d’attesa, il che significa che la mortalità in lista sottostima la reale entità del problema.

L’ospedale Papa Giovanni XIII è tra i centri più attivi in Italia per i trapianti e uno tra i primi, con il prof. Michele Colledan, nell’applicazione di tecniche innovative per aumentare la disponibilità degli organi, come la tecnica di divisione di un polmone per crearne due da trapiantare denominata: “split”. Nel 2015 sono stati eseguiti 12 trapianti polmonari, facendo del nosocomio Bergamasco il secondo centro in Lombardia. Un numero elevato nel panorama nazionale, ma piccolo se si considera che lo scorso anno nell’anzidetto ospedale sono stati in totale 180 i trapianti di organi solidi.

La possibilità del trapianto con organi trattati con EVLP verrà proposta preliminarmente a tutti i candidati a trapianto di polmoni. La metodica verrà praticata sui polmoni di qualità altrimenti non valutabile con sicurezza,  da uno staff di chirurghi, anestesisti e perfusionisti, in sala operatoria, seguendo il cosiddetto “Protocollo Toronto”, messo a punto dai colleghi dell’ospedale canadese, che per primi hanno utilizzato e studiato questa tecnica con ottimi risultati, tanto che nel 2013 hanno registrato un aumento del 28% dell’attività trapiantologica.

I materiali che rendono possibile l’applicazione  in sala operatoria di questa metodica sono stati acquistati anche grazie al sostegno di Brembo.

«E’ con piacere che abbiamo aderito e sostenuto questa iniziativa – ha dichiarato Cristina Bombassei del CSR Brembo – che siamo certi potrà essere d’aiuto a tante persone che necessitano di un trapianto polmonare. Ci auguriamo che il nostro gesto – ha concluso Bombassei – possa essere d’ispirazione anche per altre aziende affinché diano il loro contributo alla ricerca

 

 

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