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La Bianca

Si tratta dello “Studio Tosca”, coordinato da Roberto Labianca, direttore del “Cancer Center” del nosocomio bergamasco

Bergamo, 26 giugno 2017

L’Ospedale Papa Giovanni XXIII è stato inserito tra i centri Oncologici internazionali che hanno contribuito ad uno studio sul trattamento del tumore al colon, con chemioterapia adiuvante, i cui risultati sono stati presentati all’inizio di questo mese al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) di Chicago (USA).
Gli esperti oncologi di tale congresso hanno analizzato i dati di 6 trial clinici , tra cui lo “Studio Tosca” , coordinato da Roberto Labianca, direttore del Cancer Center dell’ASST Papa Giovanni XXIII e presidente del Gruppo Italiano per lo Studio dei Carcinomi dell’Apparato Digerente GISCAD, che ha coinvolto 132 ospedali del nostro Paese e 4 mila pazienti.
In particolare, tale studio ha considerato gli esiti della chemioterapia dopo l’intervento chirurgico in 12.800 pazienti, dimostrando che tre mesi di cura, invece dei sei standard, possono essere altrettanto efficaci nei pazienti considerati a basso rischio di recidiva, con una riduzione importante degli effetti collaterali, in particolare la neurotossicità che causa formicolii, intorpidimento e dolore.
La ricerca è stata condotta simultaneamente in 12 nazioni, ovvero in Nord America, Europa e Asia, unite nel network internazionale IDEA (International Duration Evaluation of Adjuvant therapy), ricevendo solo finanziamento pubblici. Per l’Italia invece lo studio è stato finanziato da AIFA.
Roberto Labianca, Direttore Cancer Center del Papa Giovanni XXIII ok
Prof. Roberto Labianca
«Si tratta del più grande esempio di collaborazione tra nazioni mai vista in campo oncologico – ha spiegato Roberto Labianca –. La collaborazione di così tante realtà era fondamentale per arrivare ad un numero di pazienti elevato e quindi significativo per giustificare un cambio epocale nella terapia del tumore al colon, che impatterà su milioni di persone in tutto il mondo. Arrivare ad approcci sempre più personalizzati – ha proseguito riducendo quando possibile le dosi non necessarie di farmaci è la grande sfida dell’oncologia moderna. E’ un tema di scarso interesse per le aziende farmaceutiche ma cruciale per la salute e il benessere dei pazienti», ha concluso.
I pazienti sono stati seguiti per 39 mesi. L’83,1% di loro con un tumore localizzato trattato per 3 mesi non presentava recidive a tre anni dall’intervento, valore sovrapponibile all’83,3% dei pazienti trattati per 6 mesi. Considerando anche quelli con tumore più avanzato, le percentuali sono state rispettivamente del 74,6% e del 75,5%, mostrando quindi differenze piccolissime sull’efficacia clinica dei trattamenti tra i due gruppi. Importanti invece sono risultate le differenze rispetto agli effetti collaterali: quelli trattati per 6 mesi hanno avuto danni al sistema nervoso in quasi il 50% dei casi, mentre quelli trattati per 3 mesi solo nel 16% dei casi.

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