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downloaddownload (1)Le opere di difesa veneziane sono diventate il 53° sito UNESCO italiano e l’11° in Lombardia: un percorso transnazionale, che comprende Zara e Sebenico in Croazia e Cattaro nel Montenegro

 

Bergamo 11 luglio 2017

Da domenica 9 luglio, le Mura di Bergamo, Peschiera e Palmanova sono diventate Patrimonio mondiale dell’Unesco. L’annuncio ufficiale è arrivato dalla 41^ sessione che si è svolta Cracovia. L’UNESCO ha infatti accolto la candidatura “Opere di Difesa Veneziane tra XVI e XVII secolo. Stato de Terra- Stato de Mar”, di cui Bergamo è stata capofila e sede del segretariato per tutto il percorso del progetto: quella di che trattasi è una candidatura transnazionale che abbraccia un vasto territorio che si estende per oltre 1000 km e comprende le fortificazioni veneziane di Bergamo, Peschiera, Palmanova, Sebenico e Zara in Croazia e Cattaro in Montenegro. Si tratta del 53° sito UNESCO italiano e l’11° nella Regione Lombardia.

Il Sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha detto che tale ricorrenza «E’ un giorno molto importante per la nostra città, che ha raggiunto venerdì sera la delegazione bergamasca a Cracovia per la discussione finale; un giorno per il quale abbiamo lavorato con impegno. Vorrei ringraziare tutte le persone, a partire dai sindaci Bruni e Tentorio che, in questi dieci anni, hanno creduto in questo sogno: vedere riconosciuto come Patrimonio di tutta l’Umanità quello che da sempre è il gioiello e il tratto distintivo della nostra città, e che si sono messe al servizio del progetto».

Grazie al successo ottenuto dalle Opere di difesa veneziane di città alta, l’Italia risulta essere il Paese con il più alto numero di siti UNESCO al mondo.

«Per le Mura di Bergamo – ha proseguito Gori – si apre ora una nuova stagione, sotto l’egida dell’UNESCO, con un piano di gestione e valorizzazione ben definito e del quale abbiamo già avviato l’attuazione. Abbiamo aggiunto oggi un fondamentale tassello al disegno di promozione e di internazionalizzazione della nostra città: le Mura, che una volta rappresentavano la chiusura e la difesa della comunità, sono oggi il simbolo dell’apertura di Bergamo al mondo», ha concluso.

Intanto la città festeggia ha festeggiato il prestigioso riconoscimento delle proprie Mura con una serie di iniziative semplici e pensate per informare i bergamaschi del successo del progetto iniziato nel 2007.

Una tra queste iniziative è stata rappresentata da un enorme telo di 13 metri di lunghezza, che sarà visibile anche da viale Vittorio Emanuele e Bergamo Bassa, in cui c’è scritto: “Siamo Patrimonio mondiale UNESCO”.

Su Porta san Giacomo sarà proiettato il logo UNESCO, che da oggi sarà accostato alle Mura di Bergamo. Le lettere UNESCO saranno visibili anche sui propilei a Porta Nuova, sui quali sventoleranno, in questi giorni, le bandiere dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Il percorso della candidatura è stato lungo un decennio, ha visto l’alternarsi di tre amministrazioni Comunali e il sostegno di tre diversi sindaci, ma la sua origine risale addirittura agli anni ’90, da un’idea di Gianni Carullo, storico del Comune di Bergamo.

Quell’idea fu raccolta da Francesco Macario nel 2007, allora assessore della Giunta Bruni: prese allora avvio il lavoro che portò il progetto ad espandersi inizialmente fino a Cipro, per attestarsi poi al Montenegro.

Dopo anni di esclusione dalla lista dei siti da sottoporre all’UNESCO, negli ultimi anni arriva l’accelerata: nel 2014 la candidatura viene iscritta nella Tentative list di Italia, Croazia e Montenegro. Nel 2016 l’Italia decideva che le “Opere di difesa veneziane” rappresentavano l’unica candidatura italiana dell’anno e veniva consegnato agli uffici Unesco, il dossier di candidatura, costituito da oltre 1.000 pagine di lavori realizzati con la collaborazione del SITI di Torino. Sempre in quell’anno partiva la valutazione di ICOMOS sui siti della candidatura, e veniva promosso l’Abbraccio delle Mura, un evento che invitava i cittadini a sostenere il progetto: uno dei requisiti fondamentali richiesti da UNESCO.

A maggio 2017 il responso di ICOMOS, trasmetteva la candidatura delle opere di difesa veneziane, ma ne riduceva i luoghi da 11 a 6: rimanevano solo Bergamo, Peschiera, Palmanova, Zara, Sebenico e Cattaro. Grande esclusa Venezia.

L’idea della valorizzazione delle Mura di Città alta, risale al 1988, e la ebbe l’arch. Gianni Carullo, che allora era alla Commissione urbanistica del Comune di Bergamo guidato dal sindaco Zaccarelli.

«Ho passato 4-5 mesi recandomi 2-3 volte a settimane a Trastevere a seguire questo progetto – ha sottolineato Carullo – abbiamo fatto una grande mostra nell’ex orfanotrofio di Roma e poi presentammo i progetti, sia Sant’Agostino che il Colle di Bergamo, alla Commissione di valutazione. Avevo pensato a un paesaggio, a un ambito urbano più ampio cogliendo le elaborazioni dell’ANCSA, l’Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici, di cui faccio ancora parte. La commissione apprezzò il progetto e portò al primo posto tra le proposte lombarde Bergamo e il Suo Colle…..continuammo a parlarne in qualche modo. Al di fuori delle sfere istituzionali. Io e Orazio Bravi, che era direttore della biblioteca Mai, mandammo a Roma anche alcuni documenti. La cosa prese slancio istituzionale vero con il sindaco Bruni e l’allora assessore Francesco Macario. Entrambi credettero alla candidatura – ha proseguito Carullo – e andammo a Roma tutti e tre per avviare il percorso con il ministero. Incontrammo il ministro al terzo piano del collegio romano: fu colto immediatamente lo stimolo internazionale e seriale del progetto e la candidatura convinse proprio per il suo valore simbolico. Ci presentò subito due funzionari del ministero, perché ci seguissero nel percorso di candidatura: uno dei due era l’architetto Adele Cesi, che ha accompagnò il lavoro fino a oggi». Ha concluso.

Da allora sono passati una dozzina d’anni. La candidatura prese corpo davvero nel 2007, vent’anni dopo la prima intuizione di valorizzazione delle fortificazione veneziane di Gianni Carullo.

 

 

 

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