Southampton (Inghilterra), 28 luglio 2017
(Reuters Health) – Un gruppo di ricercatori inglesi e americani ha annunciato di aver scoperto un particolare marcatore cellulare del sistema immunitario in grado di predire con precisione se i pazienti con tumore possono rispondere bene alla terapia con i nuovi farmaci immunosoppressori. La scoperta, riportata dalla rivista Nature Immunology, suggerisce che i medici e chi si occupa di sviluppare farmaci dovrebbero approcciare in modo “più intelligente” i pazienti che potrebbero beneficiare dei costosi farmaci innovativi che stanno rivoluzionando la cura del cancro, grazie alla loro capacità di aiutare il sistema immunitario a combattere i tumori ma, al momento, funzionano solo in alcuni pazienti. L’attuale bersaglio di riferimento, ampiamente utilizzato quando si prescrive l’immunoterapia contro il cancro, è una proteina, chiamata PDL-1. Tuttavia molti esperti considerano PDL-1 come uno strumento “rozzo”, in quanto non corrisponde esattamente alla risposta farmacologica, e li ha portati a considerare altre strategie, come la qualità e la quantità delle mutazioni tumorali.
La scoperta:
I ricercatrori dell’Università di Southampton e dell’Istituto di Immunologia de La Jolla, studiando pazienti con tumore del polmone con espressione di proteina PDL-1, ne hanno evidenziato il 34% in meno di probabilità di morire rispetto agli altri.
“Dopo i primi passi con il test PDL-1 – ha spiegato Christian Ottensmeier, un ricercatore che ha partecipato alla realizzazione dello studio – possiamo e dobbiamo usare altri test. In molti tumori c’è il PDL-1, non solo in quello del polmone, per cui risponderanno all’immunoterapia, ma eseguire solo il test di questa proteina non è sufficiente”, ha concluso.
Fonte: Nature Immunology
Dott. Christian Ottensmeier