Si è concluso con successo il progetto che ha coinvolto 100 volontari e 9 alpeggi con grande soddisfazione tra i partecipanti che chiedono di ripetere l’esperienza, inserita dalla Commissione Europea tra le «buone pratiche»
Migliora la convivenza tra pastori e grandi predatori mentre i giovani riscoprono l’alpeggio
Bergamo, 31 gennaio 2018 – 100 volontari scelti tra oltre 500 candidati, 9 alpeggi delle Alpi orobiche bergamasche, 7 cani da guardiania e un obiettivo comune: migliorare la convivenza tra pastori e grandi predatori mitigando il rischio di possibili predazioni sul bestiame domestico. È un bilancio più che positivo quello che chiude il progetto biennale (febbraio 2016 – gennaio 2018) Pasturs, messo in campo dalla Cooperativa Eliante Onlus, con la partnership di Parco delle Orobie Bergamasche e WWF Bergamo – Brescia, in collaborazione con Coldiretti Bergamo, Regione Lombardia – progetto Life WolfAlps, Trainer – Novafoods e con il contributo di Fondazione Cariplo nell’ambito del bando 2015 “Comunità resilienti”.
Dopo aver seguito due giornate di formazione, 100 volontari hanno trascorso da 1 a 3 settimane, nel periodo tra giugno e settembre 2016 e 2017, in alpeggi della provincia di Bergamo, aiutando il pastore nel suo lavoro principale. In particolare, i volontari si sono occupati delle faccende quotidiane (cucinare, accendere il fuoco, lavare i piatti, pulire la baita, fare il fieno, gestione delle pecore malate), hanno montato e smontato le recinzioni elettrificate, anno sorvegliato il gregge, hanno aiutato i pastori nella gestione dei cani e hanno sensibilizzato i turisti rispetto alle loro attività. Inoltre, gli studenti universitari hanno avuto la possibilità di effettuare un tirocinio e di rendere l’esperienza protagonista della loro tesi di laurea.
Il progetto, infatti, ha visto uno straordinario coinvolgimento dei giovani: nel 2017, l’86% dei volontari era under 30 (il 68% tra i 18 e i 25 anni e il 18% tra i 26 e i 30 anni), percentuale ancora più alta rispetto al 71% registrato nel 2016. Segno che l’esperienza ha goduto di un passaparola positivo. E anche il numero dei volontari è cresciuto nel tempo: nel 2016 erano 36, nel 2017 sono stati 64 con più di 500 persone che hanno preso contatti per chiedere informazioni e per dare la propria disponibilità al progetto. Quanto alle professioni dei volontari, nell’ultimo anno, per il 71% erano studenti (ed erano la maggioranza anche nel 2016, al 56%), ma erano presenti anche impiegati, ingegneri, educatori, disoccupati, allevatori, giornalisti, guide naturalistiche, insegnanti, liberi professionisti e iscritti al servizio civile.
Nove gli alpeggi sul territorio del Parco delle Orobie bergamasche che hanno partecipato al progetto: Alpe Cardeto di Renato Balduzzi, Alpe Vodala di Silvestro Maroni, Alpe Grabiasca di Fabio Boni, Alpe Pre di Massimo Balduzzi, Alpe Fontana Mora di Aldo Pasini, Alpe Neel di Pietro Zuccheli, Alpe Manina di Andrea Morelli, Alpe Venano di Giuseppe Salvi, Alpe Monte Fioraro di Emanuele Manzoni con un’altitudine massima di 2328 m s.l.m e ben 6700 ovini di razza “pecora bergamasca”, 213 caprini, 274 bovini, 42 equini coinvolti. Anche i pastori hanno seguito un corso di formazione di due giorni e hanno ricevuto in concessione gratuita 9 recinzioni elettrificate per proteggere le greggi dalle possibili incursioni dei grandi predatori. Inoltre, hanno avuto in affido 7 cani da guardiania con 70 sacchi di mangime per i cuccioli (razza Pastore abruzzese in collaborazione con CPMA Italia – Circolo del Pastore Maremmano Abruzzese, Life WolfAlps e Difesattiva) che, anche grazie alla supervisione dei volontari, sono stati seguiti nell’inserimento nel gregge.
L’estate di volontariato ha lasciato molto soddisfatto l’85% dei partecipanti tanto che l’88% vorrebbe ripetere l’esperienza anche nel 2018. In particolare, per il 2017: oltre il 70% si è detto soddisfatto del rapporto instaurato con il pastore, per il 64% il pastore ha spiegato in modo chiaro e rispettoso il lavoro da fare, per il 69% il tempo di lavoro è stato adeguato e per il 74% la baita è stata adattata all’esperienza così come il vitto che ha convinto l’85% dei volontari.
Non solo: Pasturs ha dato un supporto concreto alla tutela e valorizzazione dei prodotti della pecora bergamascaanche grazie alla definizione di un piano di marketing territoriale volto a supportare l’economia locale utilizzando la tematica dei grandi predatori come elemento di differenziazione positiva sia del territorio orobico, sia dei servizi che esso offre sia dei prodotti caratteristici della zona. È stato infatti definito un progetto di fattibilità per la tracciabilità della lana e un accordo commerciale di filiera di carne fresca. Lungo i sentieri di Pasturs, inoltre, sono stati posizionati cartelli segnaletici per aiutare i volontari a trovare il giusto sentiero e negli alpeggi sono stati appesi cartelli informativi per turisti ed escursionisti sui comportamenti da adottare in caso di incontro con cani da lavoro. Tutto ciò ha fatto sì che il progetto Pasturs venisse segnalato dalla Commissione Europea come buona pratica in grado di facilitare la convivenza tra uomo e grandi
«La cosa straordinaria – ha dichiarato Yvan Caccia, presidente del Parco delle Orobie Bergamasche – è che Pasturs ha consentito a mondi diversi, spesso distanti per ideologie e vissuto, di parlarsi e collaborare per favorire una convivenza pacifica uomo – animale – ambiente. E l’interesse riscontrato tra le generazioni più giovani ha dimostrato quanto il nostro territorio sia tutt’oggi un valore importante, da preservare e valorizzare. Confrontarsi con la rinnovata presenza di grandi predatori in modo conservativo non traumatico e partecipativo – ha proseguito Caccia – rappresenta un’ottima strategia resiliente. Per altro, in Lombardia, la probabilità di successo di questa strategia appare aumentata dal fatto che ci si trova ancora di fronte un fenomeno di neo-colonizzazione da parte di orso e lupo. Ringrazio a nome di tutti i volontari che hanno apportato al mondo dell’allevamento competenze specifiche e buone pratiche in tema di conservazione degli ecosistemi e i pastori che hanno fornito esperienza e conoscenza del territorio – ha concluso il presidente – contribuendo alla buona riuscita di un progetto unico nel suo genere».