La GdF di L’Aquila con l’operazione “Tutti per uno” scopre un emporio di certificati falsi
Dieci arresti, tra cui anche medici, imprenditori, politici locali e pruripregiudicati
L’Aquila, 24 maggio 2018 – Dieci ordini di custodia cautelare, di cui tre in carcere e sette ai domiciliari, sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Avezzano, questa mattina all’alba, su richiesta della Procura marsicana ed eseguiti dalla GdF di L’Aquila nei confronti di altrettanti soggetti responsabili, a vario titolo, di frode processuale (art. 374 c.p.), corruzione (319 c.p.), falsità materiale ed ideologica commessa da pubblici ufficiali in atto pubblico (artt. 476 e 479 c.p.), frode assicurativa ( art. 642 c.p.), truffa ai danni dello Stato (art. 640 c.p.) e favoreggiamento (378 c.p.).
Le indagini investigative
L’indagine, sfociata nei provvedimenti appena eseguiti, prendeva accertamenti mirati, svolti dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Avezzano, nei confronti di soggetti pubblici e privati presenti sul territorio e operanti nel settore sanitario.
L’attenzione investigativa si concentrava su un’importante impresa sanitaria il cui amministratore risultava dedito a condotte truffaldine anche attraverso l’illecita remunerazione di pubblici impiegati e di pubblici ufficiali al fine di ottenere false certificazioni di natura medica per sé e la sua consorte.
Più in particolare, emergevano chiari elementi di prova circa la redazione di falsi certificati, dietro pagamento di somme di danaro, da parte di un medico psichiatra, responsabile del Centro di Igiene Mentale (C.I.M.) della A.S.L. di Avezzano, il cui studio veniva sottoposto ad intercettazione ambientale, nonché a monitoraggio video, dai militari attraverso cui questi ultimi registravano, quotidianamente, lo svolgimento dell’operato dell’indagato, scoprendo un’incessante e lucrativa attività di vendita di certificati falsi ai diversi avventori che, si presume, si avvicendassero nel suo ufficio.
Il quadro emergente all’esito di tali indagini appariva alquanto desolante: da una parte un rappresentante delle istituzioni che, nonostante il giuramento di fedeltà allo Stato e di Ippocrate, trasformava il suo ufficio presso il Centro di Igiene Mentale, preposto alla cura di persone con malattie psichiche, in un vero e proprio emporio di certificati falsi, dall’altra un’inquietante congerie di persone, anche fra loro diverse – quali l’imprenditore, il politico locale, il medico di pronto soccorso, il dipendente della multinazionale, ma anche il vecchio migrante, il pluripregiudicato, ecc. – che non si facevano remora alcuna di pagare somme illecite pur di ottenere fraudolenti certificati medici, con cui avanzare domande risarcitorie all’esito di sinistri stradali, istanze di congedo per malattia al proprio datore di lavoro, domande di invalidità o di esonero dal presenziare ai processi.
Le indagini si concludevano con l’acquisizione presso il Centro di Igiene Mentale delle cartelle cliniche e dei certificati redatti dallo psichiatra e con la perquisizione degli immobili nella disponibilità di quest’ultimo, rinvenendo, in entrambi i casi, importanti riscontri alle ipotesi accusatorie formulate a seguito dello svolgimento delle operazioni di intercettazione. Infatti, dalla perquisizione eseguita presso l’abitazione del medico infedele, la Guardia di Finanza accertava l’esistenza di due locali adibiti a studio; uno di questi presentava al proprio interno un lettino medico, un separé ambulatoriale ed un armadio a vetri contenente numerosi medicinali. Il luogo, evidentemente, era dedicato anche alla ricezione dei pazienti, nonostante l’indagato operasse in regime di intra-moenia. Avvalora tale ipotesi il rinvenimento di altro materiale quali cartelle cliniche, ricettari, timbri dell’ASL.
I casi più eclatanti di mercimonio delle funzioni da parte di detto medico hanno riguardato: la produzione di elementi di prova fittizi per incrementare le richieste risarcitorie che un politico, noto a livello locale per aver ricoperto l’incarico di consigliere regionale, aveva avanzato ad un importante società assicurativa; l’elaborazione di false certificazioni a favore di un altro medico per evitare a quest’ultimo il trasferimento di sede; l’attestazione di patologie inesistenti fornita ad un noto pregiudicato che si era rivolto a lui per ottenere certificazioni sanitarie che lo esentassero dal presenziare ai processi a suo carico evitandogli così situazioni “particolarmente stressanti” (episodio riportato nell’allegato filmato); il riconoscimento di false malattie psicosomatiche a due pubblici dipendenti che consentivano, ad uno, di assentarsi dal lavoro per periodi prolungati, e, all’altro, di ottenere l’esonero dalle attività lavorative pur mantenendo lo stipendio;
Anche un consulente del lavoro, nominato dal Giudice del Lavoro di Avezzano, sulla base delle false certificazioni, veniva indotto all’errore riconoscendo a una donna la pensione di invalidità ai danni dell’INPS; L’operazione di servizio appena conclusa attesta l’impegno costante della Guardia di Finanza che, nel contrasto alle frodi nei settori della previdenza ed assistenza sanitaria e in quello della corruzione, assicura allo Stato un importante contributo per un utilizzo trasparente ed efficiente delle risorse pubbliche.