Con l’Operazione “Nemesi” 23 persone sono indagate per il reato di riciclaggio e abusiva attività finanziaria. Eseguiti 9 arresti e 5 misure coercitive. Movimentati oltre 5 milioni di euro.
Firenze, 23 ottobre 2018 – Dalla mattinata odierna, oltre 130 militari della GdF Firentina sono impegnati in una vasta operazione di polizia giudiziaria, denominata Operazione “Nemesi”, nell’ambito della quale è stata data esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari personali, disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo toscano – Anna Donatella Liguori – su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Giuseppe Creazzo, nei confronti di 14 soggetti (7 destinatari di custodia cautelare in carcere, 2 agli arresti domiciliari e 5 ai quali è stato prescritto l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria), appartenenti a due gruppi criminali, risultati essere strutturati per l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria con carattere di transnazionalità e il riciclaggio di denaro di provenienza da reati di spaccio di stupefacenti.
Le indagini, svolte dal Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Firenze sotto la direzione del Sostituto Procuratore Ester Nocera, hanno preso avvio dall’analisi di flussi finanziari connessi all’approfondimento di numerose segnalazioni di operazioni sospette nei confronti di soggetti di etnia marocchina, a seguito delle quali è stata accertata l’esistenza di due gruppi organizzati, che si occupavano di raccogliere e trasferire somme di denaro tra l’Italia ed il Marocco.
Le investigazioni delle fiamme gialle fiorentine hanno così permesso di rilevare l’esistenza di due vere e proprie “banche” abusive con “sportelli” presso esercizi commerciali del Centro storico di Firenze: la prima era gestita da due fratelli, più un sodale, e la seconda da altri tre soggetti, sempre di origine marocchina.
I gruppi, tra il 2017 e il 2018, sono stati in grado di trasferire illecitamente somme di denaro, di origine delittuosa, per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro. Gli approfondimenti investigativi, concretizzatisi nell’esecuzione di intercettazioni telefoniche ed ambientali, riprese video, nonché accertamenti patrimoniali, hanno consentito di riscontrare che presso i locali a disposizione degli indagati era possibile ottenere diversi servizi finanziari, tra i quali prestiti, altre tipologie di finanziamento e, soprattutto, depositare e trasferire somme di denaro verso il paese di origine degli indagati. I servizi finanziari, poi, oltre che presso i due “sportelli” del Centro storico di Firenze, potevano essere ottenuti anche altrove; le indagini hanno accertato che alcune operazioni “bancarie” si svolgevano presso punti di ritrovo nei quartieri cittadini di Campo di Marte e Gavinana-Galluzzo. Il tutto senza impiegare i canali del sistema bancario e finanziario di trasferimento, così come previsto dalla normativa, ma avvalendosi di altri sistemi di comunicazione: utilizzando la diffusa applicazione internet “whatsapp”, bastava, per esempio, inviare l’immagine fotografica di un’“attestazione” della somma di denaro che doveva essere consegnata al beneficiario in Marocco e i funzionari delle “filiali” nord-africane del particolare “istituto di credito” provvedevano a consegnare, sul posto, al destinatario il “bonifico” a suo favore effettuato dall’Italia; i gruppi criminali trattenevano tuttavia commissioni “bancarie” che raggiungevano frequentemente una percentuale pari al 20% dell’importo trasferito. Elementi a sostegno delle ipotesi di reato oggetto di investigazione sono stati raccolti anche attraverso riscontri operati in diversi ambiti, quali il Porto di Genova e gli Aeroporti di Bologna, Firenze e Pisa.
Contestualmente all’esecuzione delle menzionate misure cautelari, sono in corso 36 perquisizioni domiciliari/locali nelle province di Firenze, Brescia, Massa Carrara e Lucca. 23 le persone complessivamente indagate, residenti, oltre che a Firenze, nei comuni di Fucecchio, Sesto Fiorentino, Signa, Figline Valdarno, San Casciano Val di Pesa, Massarosa (LU), Massa (MS) e Desenzano del Garda (BS).