Rinnovato il gemellaggio con il SJH, l’unico ospedale cattolico di Gerusalemme.
Da quest’anno, oltre a infermieri e ostetriche, saranno coinvolti anche medici nel training, della durata di 4 mesi, da trascorrere all’ospedale bergamasco sotto la guida di tutor esperti.
Bergamo, 5 dicembre 2018 – Continua anche per i prossimi due anni la collaborazione tra il Papa Giovanni XXIII e il Saint Joseph Hospital (SJH), con l’obiettivo di offrire periodi di training formativi a Bergamo agli operatori dell’unico ospedale cattolico di Gerusalemme e principale centro di riferimento per la chirurgia toracica, urologica e bariatrica in East Jerusalem, West Bank e striscia di Gaza.
Il rinnovo dell’accordo, sottoscritto per la prima volta nel novembre del 2016, è stato firmato oggi nell’Ospedale locale alla presenza del vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, e di Suor Valentina Sala, responsabile del gemellaggio del SJH. I settori prioritari di rafforzamento delle capacità assistenziali e diagnostico-terapeutiche sono stati individuati nell’emergenza-urgenza, nella gestione dei pazienti in terapia intensiva, nelle gravidanze a rischio e nella cura dei pazienti con patologia medica o chirurgica. Già lo scorso mese di ottobre un radiologo, un anestesista, due specializzandi in ginecologia e ostetricia e un pediatra del Saint Joseph Hospital erano stati ospiti del Papa Giovanni per 15 giorni, affiancando i nostri specialisti che si occupano della salute delle donne e dei bambini e ponendo le basi del secondo capitolo della collaborazione. Infatti, se nel biennio precedente il gemellaggio coinvolgeva solo infermieri e ostetriche, con il nuovo accordo anche i medici avranno la possibilità di trascorrere a Bergamo cicli di training della durata di 4 settimane, sotto la guida di tutor esperti delle procedure oggetto di addestramento. A loro volta i tutor dell’ospedale orobico avranno la possibilità di recarsi a Gerusalemme per verificare sul campo le attività oggetto di formazione.
«Nel biennio appena trascorso – ha spiegato il direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII, Carlo Nicora –abbiamo ospitato 14 operatori dell’ospedale di Gerusalemme, tra medici, coordinatori, infermieri e ostetriche, che hanno frequentato per quattro settimane, seguiti da tutor, il nostro Pronto soccorso, le Terapie intensive, la Patologia neonatale, le sale parto e le chirurgie. A loro volta i nostri tutor sono stati a Gerusalemme a novembre dello scorso anno per una verifica sul campo del raggiungimento degli obiettivi ed è già prevista una seconda visita da parte di operatori della nostra Direzione professioni sanitarie e sociali nella prima parte del prossimo anno. È un’iniziativa che conferma la nostra vocazione internazionale – prosegue Nicora – lo spirito di cooperazione allo sviluppo di altre realtà sanitarie e il ruolo di riferimento dell’Ospedale di Bergamo anche nel panorama extra-europeo in settori specialistici con l’obiettivo di migliorare la salute delle persone».
«Ciò che ha dato vita a questo progetto – ha sottolineato suor Valentina Sala – sono state le relazioni: relazioni di condivisione, di scambio, di apertura. A distanza di due anni devo dire che sono ancora le relazioni a costituirne la ricchezza: ciascuno che ne ha preso parte ha contribuito con il suo tempo, con le sue capacità, con il suo esempio e dando il meglio di sé. I nostri infermieri, ostetriche, medici – ha proseguito – sono stati molto colpiti innanzitutto dal modo in cui tutors, staff ed amministrazione del Papa Giovanni, personale del Central Hostel e della Casa del Giovane, responsabili diocesani, li hanno accolti e si sono presi cura di loro e di come li hanno visti lavorare e rapportarsi con pazienti, colleghi, persone destinatarie del loro servizio. Le settimane di training al Papa Giovanni – ha aggiunto – offrono un’occasione di crescita professionale e personale unica per il nostro staff che poi si trova ad affrontare la sfida, comunque positiva, di creare un cambiamento nella nostra realtà in Gerusalemme. In questo senso la scelta di inviare i tutors al Saint Joseph Hospital resta una parte essenziale di questo progetto che ha tutte le potenzialità per continuare».
La Diocesi di Bergamo, anche per il prossimo biennio, si farà carico dell’ospitalità e del pernottamento degli operatori del SJH durante i periodi formativi in terra orobica.
«Il progetto di cooperazione internazionale che vede coinvolta l’ASST Papa Giovanni XXIII, il Saint Joseph Hospital di Gerusalemme e la Diocesi di Bergamo – ha concluso il vescovo mons. Francesco Beschi – rappresenta una profetica e significativa iniziativa per la comunità civile ed ecclesiale. La Diocesi di Bergamo, come si legge nel progetto stesso, ‘cura la sensibilizzazione della Comunità cristiana sui temi del dolore e della malattia, animando e coordinando iniziative di formazione e di aggiornamento. Per questo ha deciso di sostenere il SJH e la sua opera meritoria, svolta a favore della popolazione di Gerusalemme e di Gaza’ e di ‘fornire il proprio supporto per facilitare il percorso formativo assicurando l’ospitalità serale e il pernottamento dei tirocinanti’, sostenendo l’accoglienza con i fondi dell’8 per mille».