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Arresti domiciliari e perquisizioni per reati di corruzione in atti giudiziari.

Coinvolti tre magistrati del Consiglio di Stato e Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Sicilia, e un deputato dell’assemblea regionale siciliana.

 

Roma, 7 febbraio 2019 – Dall’inchiesta condotta dalla procura di Roma su presunti provvedimenti pilotati dietro compensi da parte della giustizia amministrativa, sono emerse cinque sentenze aggiustate e più di 150mila euro di tangenti, pagate al Consiglio di Stato e Consiglio di giustizia amministrativa della Regione siciliana.

Le indagini sono state svolte dalla Guardia di Finanza, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, acquisizione di documenti, controlli su disponibilità finanziarie e il riscontro delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: gli avvocati Giuseppe Calafiore e Pietro Amara (quest’ultimo regista dei verdetti aggiustati nell’ambito della giustizia amministrativa), arrestati due anni or sono, che hanno deciso di collaborare con i magistrati capitolini.

L’inchiesta delle Fiamme gialle ha portato agli arresti domiciliari il giudice Nicola Russo, in pensione, già arrestato lo scorso anno con l’immobiliarista Stefano Ricucci; l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia, Raffaele Maria De Lipsis, accusato di corruzione; l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso, in atto in quiescenza, e il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso, che al momento risulta all’estero. Il reato loro contestato è corruzione in atti giudiziari.

L’avv. Amara ha raccontato di avere pagato 20.000 euro a Russo per pilotare tre sentenze.

La procura di Roma sta procedendo sulla sentenza del collegio presieduto da De Lipsis che accolse il ricorso di Giuseppe Gennuso, tramite il quale furono annullate le elezioni regionali a Siracusa e si rivotò, con l’affermazione elettorale di Giannuso che avrebbe pagato 30.000 euro al consigliere della Corte dei Conti Caruso.

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