Miglior documentario “Quasi domani” di Gianluca Loffredo; miglior cortometraggio di finzione “Il mondiale in piazza” di Vito Palmieri;
menzione speciale della Giuria a “My Tyson” di Claudio Casale e “Yousef” di Mohamed Hossameldin.
Si chiude così, con grande affluenza di pubblico, la 13^ edizione del Festival cinematografico dedicato all’integrazione tra le varie appartenenze culturali.
Più di 2mila gli spettatori in tre giorni di proiezioni.
Sabato 13 aprile 2019 – Si è conclusa la 13^ edizione di Integrazione Film Festival – IFF, il concorso cinematografico internazionale promosso da Cooperativa sociale Ruah, in collaborazione con Lab 80 film, organizzata a Bergamo e Sarnico, e dedicato al tema dell’integrazione tra appartenenze culturali e provenienze nazionali diverse.
Tra mercoledì 10 aprile, giorno di inizio delle proiezioni, e la serata di sabato 13, giorno di chiusura, è stata registrata una presenza reale di oltre 2mila spettatori, presenti nelle due sale cinematografiche del Festival e agli eventi collaterali di quest’ultimo.
Al concorso cinematografico hanno gareggiato 14 film, di cui cinque documentari e nove cortometraggi di finzione, selezionati tra oltre 150 proposte di registi italiani e stranieri.
Durante la cerimonia di premiazione, che si è svolta sabato 13 aprile al Cineteatro Junior di Sarnico, sono stati proclamati i film vincitori: Miglior Documentario “Quasi domani”di Gianluca Loffredo (Italia 2017, 52′), racconto ambientato in un antico villaggio calabrese e dedicato alle vite intrecciate dei suoi nuovi abitanti, degli immigrati e dei vecchi calabresi che lo hanno sempre abitato. Emozioni, stereotipi e paure che si intrecciano in un ritratto drammatico e tenero.
Miglior Cortometraggio di finzione “Il mondiale in piazza” di Vito Palmieri (Italia 2018, 15’), racconto di un particolare campionato di calcio organizzato in una piazza del profondo Sud d’Italia: dopo la mancata qualificazione della nazionale italiana ai mondiali 2018, un gruppo di tifosi organizza un trofeo tra squadre nazionali, e si pongono la domanda: Ma i figli dei migranti che sono nati in Italia, in quale squadra devono giocare?
Menzione Speciale della Giuria per la sezione documentari a “My Tyson” di Claudio Casale (Italia 2018, 15′), protagonista Alaoma Tyson, campione italiano di boxe dei pesi Youth. La madre Patience, sarta della comunità nigeriana di Tor Bella Monaca, racconta la storia della famiglia, dal viaggio migratorio alle difficoltà economiche incontrate in Italia, e rievocando il passato tesse il futuro di Tyson, il cui nome sembra predestinato ad essere un combattente.
Menzione Speciale della Giuria per la sezione cortometraggi a “Yousef” di Mohamed Hossameldin (Italia 2018, 14’), storia del cuoco di successo Yousef, figlio di immigrati cresciuto in Italia. Dopo una lunghissima attesa riesce ad ottenere la cittadinanza italiana, ma dopo l’attentato di Macerata le sue aspettative iniziano a vacillare, fino a condurlo ad una vera e propria crisi di identità.
Una menzione è stata assegnata anche dai Servizi Sociali del Basso Sebino, al cortometraggio di animazione “Palla prigioniera” di Hermes Mangialardo (Italia 2019, 3’): “per il merito di aver trattato tematiche relativi ai bambini e alle famiglie”. La Menzione è stata intitolata alla memoria di Carla Casali, ex presidente dell’Associazione Laboratorio Famiglie Solidali di Sarnico.
Gianluca Loffredo, vincitore della sezione per documentari – con “Quasi domani” – ha commentato così la premiazione : «Il mio film è ambientato in un piccolo paesino calabrese, ma per me quel luogo è metafora di quello che succede in Italia e in altre parti del mondo. Il mio è un tentativo di invitare a riflettere, senza giudizio né alcun tipo di manipolazione politica, su una questione contemporanea di cui bisognerebbe occuparsi non solo quando sembra esserci un’urgenza mediatica. Sono molto felice di questo riconoscimento, è un premio che conferma che il cinema documentario è diventato il linguaggio narrativo del presente».
«Sono molto onorato di aver ricevuto questo premio – ha detto Vito Palmieri, vincitore della sezione per cortometraggi con “il mondiale in piazza” -. Significa che con il nostro film abbiamo centrato l’obiettivo di raccontare l’integrazione ed è anche uno stimolo a continuare a raccontare temi come questi con un tono leggero. Perché questa è stata la nostra scelta, usare la commedia per parlare di questioni delicate come le seconde generazioni».
«É stata un’edizione ricca di opere di qualità, capaci di aprire finestre – ha sottolineato Giancarlo Domenghini, direttore del Festival – e di far entrare aria fresca e luce, su vari aspetti della complessa questione dell’integrazione: i bambini a scuola, l’adolescenza, i giovani, gli adulti, la genitorialità e anche la terza età. Con un protagonista assoluto, l’Italia, che vince se si riconosce rinnovata e si fida, soprattutto delle nuove generazioni. Questa riuscita 13^ edizione di IFF – ha aggiunto Domenghini – è stata arricchita dalla presenza di numerosi registi, che hanno incontrato il pubblico e dato maggior spessore al programma delle proiezioni. Ed è stata possibile anche grazie ad una rete di collaborazioni che raccoglie quasi 40 realtà tra enti istituzionali, organizzazioni del sociale e progetti culturali. Un valore aggiunto, questo, – ha concluso – che ci conferma l’importanza e la necessità di continuare a lavorare per l’integrazione e per il cinema di qualità».
Informazioni per il pubblico
www.iff-filmfestival.com, festival@iff-filmfestival.com, 035.4592548 (interno 3)