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Isabel Perletti, consigliera di Parità della Provincia di Bergamo si è costituita parte civile nel processo penale nei confronti del cuoco di un locale del centro di Bergamo, accusato da una sua collega di molestie e violenza sessuale sul luogo di lavoro.

Bergamo, 19 luglio 2019 – Oggi, nel corso dell’udienza preliminare (nella quale l’imputato è stato rinviato a giudizio), il giudice ha accettato la costituzione di parte civile della consigliera. La prossima udienza si terrà il 2 luglio 2020 davanti al Collegio del Foro di Bergamo.

«Sono molto soddisfatta del riconoscimento di parte civile in quanto è stato riconosciuto il danno arrecato all’organismo deputato a contrastare le discriminazioni di genere – afferma la consigliera di Parità, Isabel Perletti -. A Bergamo è la prima volta che succede: oggi facciamo un importante passo in avanti – prosegue – nella lotta alla violenza di genere sui luoghi di lavoro. Ringrazio l’avvocata Miriam Campana per l’assistenza legale che ha fornito sia a me che alla lavoratrice».

La vicenda risale al 2017, quando la donna presentò denuncia per molestie supportata dal sindacato e chiese l’aiuto della Consigliera di parità. Secondo i racconti che la presunta vittima e altre colleghe successivamente hanno fornito, da parte di uno dei colleghi del locale vi sarebbero state delle avance sempre più insistenti, non richieste né gradite, sfociate poi nella violenza sessuale vera e propria denunciata dalla donna. Sempre secondo i racconti resi dalle vittime, a nulla sarebbero valse le richieste di aiuto rivolte ai titolari del locale.

«Ha avuto il coraggio di denunciare e per questo nutro per lei profonda stima – aggiunge la consigliera -. Il suo caso ha creato un precedente anche per essere stata la prima nel territorio bergamasco ad usufruire del congedo per vittime di violenza previsto dal cosiddetto “Jobs Act”, e a poter presentare dimissioni per giusta causa (con il relativo diritto alla Naspi). Quello che mi dispiace constatare, oltre al fatto di essere giunti alla prima udienza a 2 anni dal fatto, è che il presunto molestare abbia ancora lo stesso posto di lavoro, mentre la vittima l’ha perso. Su questo c’è ancora molto da lavorare», conclude.

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