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Le indagini delle Fiamme Gialle brindisine hanno permesso di individuare diverse modalità illecite, messe in atto da imprese agricole, finalizzate nell’ottenere vantaggi economici ad esse non spettanti, con attestazioni fittizie di manodopera agricola, al fine di consentire l’indebita riscossione, ai finti lavoratori, di indennità di disoccupazione, comprensive di assegni familiare, malattia e maternità per gli anni dal 2013 al 2016.

Il danno alle casse dell’I.N.P.S. ammonterebbe a circa 410 mila euro.

Brindisi, 30 luglio 2019 – Le Fiamme Gialle della Compagnia della Guardia di Finanza di Brindisi, a conclusione di una complessa ed articolata attività d’indagine avviata d’iniziativa e, successivamente, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, hanno smascherato una truffa ai danni dell’I.N.P.S., perpetrata da due imprese operanti nel settore agricolo, che hanno falsamente attestato l’impiego di 152 lavoratori, con un danno perpetrato alle casse dell’istituto previdenziale che ammonterebbe a circa 410.000 euro.

Il principale meccanismo fraudolento consisteva nel presentare all’Ente previdenziale falsi contratti di affitto/locazione di terreni agricoli ubicati nel territorio della provincia di Brindisi – riconducibili ad ignari ed estranei soggetti – nonché fittizie denunce aziendali (cd. “DA”) e denunce di manodopera agricola (cd. “DMAG”) attestanti l’impiego di lavoratori dipendenti, mai avvenuto, al fine di consentire l’indebita riscossione a questi ultimi di indennità di disoccupazione (comprensive di assegni per il nucleo familiare), malattia e maternità per gli anni 2013, 2014, 2015 e 2016.

Un caso emblematico

E’ stato quello riscontrato dai militari nel corso delle investigazioni di un contratto stipulato con un affittuario risultato essere deceduto in epoca antecedente la sua redazione.

I militari hanno inoltre appurato, nel corso degli accertamenti, che 20 presunti lavoratori agricoli sono risultati gravati da importanti e numerosi pregiudizi di polizia mentre 59 da precedenti specifici in materia di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche nel comparto agricolo.

Significativo il caso di un soggetto, risultato essere sottoposto a misure alternative alla detenzione ovvero all’affidamento in prova ai servizi sociali, che ha attestato falsamente all’A.G. di essere impiegato come bracciante agricolo presso una delle due aziende agricole allo scopo di ottenere una deroga alle prescrizioni degli arresti domiciliari adottate dal competente Tribunale di Sorveglianza.

Complessivamente, i riscontri investigativi – svolti anche con la collaborazione della Direzione Provinciale I.N.P.S. di Brindisi – hanno evidenziato la falsa dichiarazione e comunicazione agli uffici preposti, da parte delle due aziende agricole, di 12.823 giornate lavorative mai effettuate dai falsi braccianti, assunti solo sulla carta.

Al termine delle indagini, i 2 titolari delle aziende sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Brindisi per truffa (640 bis c.p.) ai danni dell’Ente Previdenziale e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico (483 c.p.) quest’ultimo reato, preliminare di quello di truffa.

Contestualmente, i 152 falsi braccianti, la quasi totalità residenti nella provincia di Brindisi, sono stati denunciati, a loro volta, per il reato di truffa in concorso con i titolari delle imprese coinvolte (art. 640 bis, 81 e 110 c.p.).

L’attività svolta si inquadra in un più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria ad alta vocazione sociale, predisposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Brindisi per la tutela della legalità economica e la repressione dei reati in materia tributaria e di spesa pubblica, garantendo il mercato da inquinamenti che danneggiano le imprese ed i lavoratori onesti e rispettosi delle normative vigenti.

E non è la prima volta che la GdF scopre queste truffe. La memoria storica ci porta a fare un salto a ritroso, quando erano in parecchi i politici e gli amministratori corrotti della “seconda Repubblica” che usavano questi stratagemmi per rimpinguare le tasche della gente bisognosa che, a sua volta, si impegnava a dare loro il consenso elettorale.

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