La Guardia di Finanza di Menaggio smaschera sistema fraudolento mirato all’indebito ottenimento di contributi europei stanziati nel piano della politica agricola comune (P.A.C.), destinati al sostegno delle imprese agricole e montane.
91 sono le aziende coinvolte nella truffa, verso le quali è stato disposto un sequestro preventivo di beni per un importo superiore ai 10.000.000 di euro.
Como, 23 agosto 2019 – Le Fiamme Gialle di Menaggio, a conclusione di una complessa attività di indagine denominata “Montagne d’euro”, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Sondrio, Latorre Stefano, hanno scoperto smascherato un articolato e strutturato sistema fraudolento mirato all’indebito ottenimento di contributi europei stanziati nel piano della politica agricola comune (P.A.C.) nel periodo compreso tra il 2007 e il 2014 e destinati al sostegno delle imprese del settore agricolo e montano.
I reati ascritti ai responsabili della truffa
Dalle indagini sono emerse le seguenti risultanze: 7 persone residenti nelle province di Sondrio, Como e Cremona e 91 titolari di altrettante aziende agricole operanti nell’ambito del territorio regionale lombardo, veneto e piemontese, ritenute responsabili rispettivamente dei reati di associazione per delinquere e truffa aggravata finalizzata all’indebito conseguimento di contributi europei, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Sondrio e nei loro confronti è stato disposto un sequestro preventivo di beni per un importo superiore ai 10.000.000 di euro.
L’attività delittuosa del sodalizio criminale era rappresentata dall’inosservanza dei Regolamenti Comunitari che consentono l’ottenimento di contributi alle imprese agricole che assicurino il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali attraverso il pascolo del prato ovvero mediante la presenza fisica del bestiame sui terreni nel rispetto del c.d. vincolo di condizionalità.
Ecco come avveniva il meccanismo della truffa
L’operazione “Montagne d’euro” della Guardia di Finanza ha avuto origine da una denuncia effettuata da alcuni allevatori locali con la quale portavano a conoscenza la g.d.f. che alcuni pascoli venivano concessi in affitto dai Comuni ad aziende agricole non locali e, anche se queste ultime non portando gli animali al pascolo in quota, riuscivano ugualmente a ottenere i benefici previsti dalla normativa europea.
L’attività investigativa dei militari ha consentito di scoprire la truffa messa in atto da 7 persone e 2 società di servizi che, mediante una propedeutica azione di rastrellamento dei territori montani di proprietà degli Enti comunali dell’alto lago di Como e della Bassa Valtellina, consistita nella stipula di contratti di affitto agrario degli alpeggi e nel loro successivo subaffitto ad aziende agricole operanti soprattutto nel territorio della pianura regionale, offrivano a queste ultime un pacchetto documentale completo utile per poter richiedere all’Unione Europea ingenti contributi.
Le 91 aziende agricole truffaldine coinvolte, al fine di aumentare virtualmente la superficie agricola in uso ed ottenere maggiori premi riconosciuti da Bruxelles, si rivolgevano alla suddetta associazione per delinquere, che forniva loro documentazione falsa e/o alterata, nonché i nominativi di ignari imprenditori agricoli da inserire nelle rispettive domande uniche d’aiuto, i quali, sulla carta, avrebbero dovuto mantenere in buone condizioni i terreni.
Pastore indicato in 20 diverse domande uniche di aiuto
Gli imprenditori agricoli individuati dai Finanzieri hanno dichiarato in atti di aver condotto il proprio bestiame solo ed esclusivamente sui propri terreni, confermando di non aver mai messo piede nei terreni oggetto della richiesta di contributo. Dagli ulteriori riscontri effettuati, emergeva così il totale disinteresse delle aziende agricole rispetto al mantenimento dei terreni, la cui unica preoccupazione era quella di di mostrare solo cartolarmente il rispetto dei vincoli comunitari: eclatante è il caso di un pastore indicato in 20 diverse domande uniche di aiuto, che, pertanto, avrebbe dovuto mantenere, nel medesimo periodo, alpeggi situati anche in Comuni distanti decine di chilometri tra essi.
Le aziende agricole coinvolte, in concorso con le medesime società di servizi gestite dal sodalizio criminale, non rispettando il vincolo di condizionalità (mantenimento dei terreni a pascolo in buone condizioni agricole ed ambientali) e nell’inosservanza dei limiti assunti nelle “Dichiarazione ed impegni” sottoscritti a tergo di ciascuna domanda unica di aiuto presentata, hanno indotto in errore il competente Organo Pagatore Regionale originando un indebito pagamento di fondi destinati al sostegno delle imprese operanti nel settore agricolo e montano, a danno degli imprenditori agricoli onesti.
Nell’ambito del ruolo di polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza a tutela della spesa pubblica, tale operazione si colloca nella lotta ai fenomeni di indebita percezione relativi alle uscite dei bilanci dell’Unione Europea, che assume fondamentale importanza per la tutela degli imprenditori agricoli che operano nel rispetto delle normative vigenti.