Remo Morzenti Pellegrini: «È stato un onore potere condividere con il Presidente della Repubblica il valore di questa scoperta che ha dato il via a nuove domande e quindi a nuove ricerche. Invitiamo sempre gli studenti ad essere curiosi e non smettere mai di cercare: non esiste “serendipity” senza la voglia di sapere».
Bergamo, 24 ottobre 2019 – In una citta’ blindata per l’evento, l’Università degli studi di Bergamo accoglie, con orgoglio, durante la visita odierna, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Kilometro Rosso, negli spazi che ospitano il laboratorio di meccatronica. Nel 2016 il Capo dello Stato era già stato ospite dell’Università, per l’inaugurazione dell’Anno accademico.
In occasione dei “Giorni della ricerca” è stato Galileo Galilei, padre della scienza moderna, uno dei protagonisti della visita al parco scientifico-tecnologico da parte del presidente. Infatti, il rettore Remo Morzenti Pellegrini, insieme ai docenti di Storia delle rivoluzioni scientifiche, Franco Giudice e Salvatore Ricciardo, ha raccontato al presidente Mattarella della scoperta, avvenuta nell”agosto dello scorso anno, della prima delle celebri Lettere Copernicane, scritta il 21 dicembre 1613 da Galileo a Benedetto Castelli. A fianco del rettore anche Sabino Cassese, insigne giurista, accademico e giudice emerito della Corte Costituzionale ha partecipato alla tavola rotonda «Un mondo di significati dietro le parole giuridiche». Una presenza a testimonianza dell’impegno dell’Ateneo nella riflessione con esponenti di diversi ambiti scientifici e culturali a favore del sapere civile.
La lettera, considerata irrimediabilmente perduta, è stata trovata nella Royal Society Library di Londra dal ricercatore dell’Università di Bergamo Salvatore Ricciardo, sul posto in quanto assegnista di ricerca del PRIN (Progetto di rilevante interesse nazionale) «La scienza e il mito di Galileo in Europa tra il XVII e il XIX secolo», finanziato dal MIUR e che coinvolge diverse università italiane.
Riconoscimento della lettera di Galileo Galilei
Ricciardo si è affrettato a inviarne una riproduzione fotografica a Franco Giudice, docente dell’Università degli studi di Bergamo, e a Michele Camerota, docente dell’Università di Cagliari, responsabili delle unità locali del progetto. Dopo accurati controlli, anche di tipo grafologico, i tre studiosi hanno autenticato la lettera della Royal Society Library, riconoscendone la mano di Galileo. Nel documento epistolare, che costò allo scienziato l’accusa di eresia, Galileo espone per la prima volta la propria visione dei rapporti tra scienza e religione, rivendicando la piena autonomia della ricerca scientifica dalla teologia, e difende il sistema copernicano dalle accuse di inconciliabilità con la Sacra Scrittura.
Il ritrovamento dell’autografo è di estrema importanza in quanto obbliga a riconsiderare la storia dell’immediata ricezione della lettera e la funzione decisiva nel motivare le autorità ecclesiastiche ad assumere un atteggiamento di risoluta opposizione nei confronti delle idee galileiane.
Galileo ritrovato
I dettagli dello studio storico sull’autografo della lettera a Castelli, che permette di rivalutare la ricostruzione fino ad oggi nota dei fatti che hanno portato all’abiura di Galilei, sono riportati nel libro “Galileo ritrovato” scritto da Camerota, Giudice e Ricciardo, che Remo Morzenti Pellegrini, ha consegnato in copia unic al Presidente Mattarella insieme a una copia anastatica della lettera.
Al Capo dello Stato è stato inoltre espresso da parte dell’Ateneo anche l’auspicio che la lettera originale, insieme al telescopio conservato al Museo galileiano di Firenze, vengano esposti nel padiglione italiano all’Expo di Dubai 2020.
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