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In Italia, il 15,1% della popolazione fa uso di psicofarmaci almeno una volta all’anno, essi sono i più consumati tra le specialità medicinali con il 6% della popolazione che ne ha fatto uso nel corso del 2017.

I bergamaschi utilizzano maggiormente i farmaci che favoriscono il sonno e il rilassamento, il cui consumo senza prescrizione medica risulta in aumento.

Il 21,2% degli studenti bergamaschi, dai 15 ai 19 anni, ha dichiarato di aver assunto psicofarmaci senza prescrizione del loro medico curante.

Per il loro acquisto in Italia si spendono circa 350 milioni di euro l’anno.

 

Bergamo, 8 dicembre 2019 – Studi recenti sugli psicofarmaci  hanno evidenziato effetti negativi gravi, potenzialmente mortali,  e possibili esiti avversi associati all’uso di essi a lungo termine (più di 4 mesi). Quasi 40 anni fa, durante un convegno del Medical Research Council (MRC), in Inghilterra, furono diramate notizie secondo cui le benzodiazepine provocano l’atrofia  cerebrale.

Dopo tale periodo, i ricercatori di sei paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Germania)continuano a riferire sugli effetti negativi devastanti associati agli ansiolitici che causano effetti collaterali dannosi, tra cui deficit cognitivo, amnesia, depressione, allucinazioni e pensiero delirante, comportamento anormale, rischi di suicidio o di tentativi, violenza, ostilità e agitazione.

Nonostante gli effetti negativi, il consumo di ansiolitici è in costante crescita, nonostante siti web e social come Facebook forniscono informazioni su come uscire dalla dipendenza da essi. Le cause che inducono al loro consumo dipendono, per la maggior parte, da fattori stressanti e traumatici che inducono all’esaurimento nervoso, distonia neurovegetativa, ansia, depressione ecc. Anche dopo avere risolto i sintomi di astinenza  a tali sostanze, permangono elevati i rischi residui a lungo termine.

Gli italiani si fidano di più degli psicofarmaci anziché della psicoterapia. E sì, perché ammettere di essere in terapia da uno psicologo o uno psichiatra, nel nostro Paese è considerato come curarsi dalla pazzia.  

Uso degli psicofarmaci in Italia

Secondo uno studio condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, circa sette milioni di italiani tra i 15 e i 74 anni – il 15,1% della popolazione – ne fanno uso almeno una volta all’anno. Questa percentuale statistica non tiene conto del consumo di psicofarmaci assunti senza prescrizione, come quelli comprati al mercato nero, soprattutto dagli adolescenti.

Le varie categorie di psicofarmaci

Le principali categorie di psicofarmaci sono cinque: antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici, stabilizzanti dell’umore e stimolanti. Tra questi sono gli antidepressivi gli psicofarmaci più consumati in Italia, con il 6% della popolazione che ne ha fatto uso nel corso del 2017. Gli antidepressivi più comuni sono gli Ssri (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), una classe che comprende alcuni tra i farmaci più venduti al mondo, come fluoxetina (Prozac), paroxetina (Daparox) e sertralina (Zoloft), affiancati di recente dagli antidepressivi di seconda generazione, come gli Snr (Iinibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina) e le Imao (inibitori delle monoamino ossidasi). I dati sull’utilizzo di questa categoria di farmaci sono destinati ad aumentare, considerando che l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha affermato che la depressione nel 2030 sarà la patologia più diffusa nel mondo.

L’uso degli ansiolitici

Dalla recente  relazione dell’Aifa  è emerso un aumento dell’8% nel consumo di ansiolitici tra la popolazione, in particolare delle benzodiazepine, che da anni hanno superato i barbiturici nei trattamenti per l’ansia e gli attacchi di panico. I più comuni sono diazepam (Valium), alprazolam (Xanax), lorazepam (Tavor) e bromazepam (Lexotan). Per l’acquisto di tali farmaci gli italiani spendono circa 350 milioni di euro l’anno

Meccanismo d’azione  degli psicofarmaci

Gli psicofarmaci agiscono sul sintomo, non sulle fobie  o altre componenti emotive. Per esempio, nel caso di un disturbo da attacco di panico, l’ansiolitico “tampona” il sintomo della psicopatologia, ma non agisce alla radice della psiche per eliminarlo.

La situazione nella bergamasca

L’utilizzo degli psicofarmaci nel territorio della bergamasca, rappresenta un fenomeno in continua crescita, soprattutto tra gli adolescenti. I dati di ATS Bergamo parlano chiaro: il 21,2% degli studenti bergamaschi dai 15 ai 19 anni, contro la media nazionale del 18%,dichiara di aver assunto psicofarmaci senza che questi siano stati prescritti loro dal medico, 3,2 punti percentuali in più rispetto alla media italiana. Lo rileva lo studio ESPAD condotto in provincia di Bergamo nel 2016 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa su mandato dell’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo, in collaborazione con il proprio Osservatorio Dipendenze.

I bergamaschi utilizzano maggiormente i farmaci che favoriscono il sonno e il rilassamento il cui consumo senza prescrizione medica risulta in aumento: l’8,3% degli studenti bergamaschi ne ha fatto uso nell’ultimo anno. Il 12% dei giovani ha utilizzato psicofarmaci negli ultimi 12 mesi, il 7% nel mese antecedente e il 2,2% almeno 10 volte nell’ultimo mese.

 Sono 11 le farmacie della bergamasca che mettono a disposizione dei pazienti opuscoli informativi circa la corretta gestione in ambito domestico di psicofarmaci e un questionario da compilare in forma anonima e da riconsegnare in busta chiusa al farmacista o da compilare online sul sito di Ats nella sezione servizio farmaceutico territoriale.

Tale iniziativa ha inoltre l’obiettivo di rilevare i comportamenti degli adulti assuntori di psicofarmaci e di aiutarli a riconoscere se i figli assumono o sono a rischio abuso/dipendenza. In caso di dubbi il servizio Farmaceutico Territoriale di Ats di Bergamo raccomanda di chiedere aiuto al medico di base, al farmacista o al servizio per le dipendenze (SerD) del territorio di appartenenza.

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