Lorenzo Fioramonti, ministro dell’Istruzione rassegna le sue dimissioni per mancanza di fondi.
Nonostante l’uscita dal Governo, l’ex ministro ha detto che continuerà a sostenerlo.
Roma, 26 dicembre 2019- Il ministro dell’Istruzione, secondo fonti di Palazzo Chigi, ha rassegnato le proprie dimissioni con una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Secondo quanto riportato dal “Corriere della Sera”, la decisione del congedo di Fioramonti sarebbe legata al mancato stanziamento dei fondi attesi per l’istruzione dall’ultima manovra economica approvata
Non esistono più le condizioni per andare avanti
Il ministro infatti anche a costo di aumentare l’IVA, avrebbe voluto l’assegnazione di 2-3 miliardi per il suo ministero, ma visto il blocco di tale aumento ha capito che non esistono più le condizioni per andare avanti, dal momento che non c’è stata la volontà di aumentare il gettito. Fieramonti esce dunque dal Governo, ma continuerà a sostenerlo.
L’uscita di scena del ministro non è stata per niente inaspettata, in quanto le voci del suo malumore circolavano già una settimana fa, quando aveva preannunciato il possibile abbandono conseguente all’approvazione della manovra.
“La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza, ma rappresentano la linea di galleggiamento” – ha detto il ministro. “Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio” – ha proseguito Fioramonti – “in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento, in un momento così delicato. Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza,” ha concluso.
Il post sui social dell’ex ministro
Lorenzo Fioramonti ha spiegato sui social le ragioni delle sue dimissioni: “Mi sono ovviamente messo a completa disposizione per garantire una transizione efficace al vertice del Ministero, nei tempi opportuni per assicurare continuità operativa. Per rispetto istituzionale, avevo deciso di attendere qualche altro giorno prima di rendere pubblica la decisione, ma visto che ormai la notizia è stata filtrata ai media, mi sembra giusto parlare in prima persona”.
La disapprovazione di alcuni colleghi del Movimento
Le dimissioni del ministro dell’Istruzione sono state prese male dai parlamentari grillini, nonostante fossero annunciate da tempo. Le cause sono da ricercare alla non non condivisione della linea politica decisa da Luigi Di Maio, oltre che dalle molteplici ingerenze della Casaleggio Associati. Infatti alcuni suoi colleghi del Movimento si lasciano scappare una frase al vetriolo nei suoi confronti: «Tre miliardi? Cominciasse lui a restituire i 70 mila euro che ci deve».