Si tratta dell’Escherichia coli. E’ in atto uno studio di scienziati italiani per una cura contro la formazione del trombo che provoca l’infarto e, addirittura, un vaccino contro il batterio.
Roma, 14 gennaio 2020 – Dallo studio, condotto dall’équipe guidata da Francesco Violi, direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I, è emerso che il batterio risulta trovarsi nel sangue dei pazienti infartuati e inoltre nel trombo dell’arteria ostruita che causa l’infarto.
Possibile creazione di nuovi farmaci e di un vaccino
La ricerca è stata eseguita su 150 degenti ed è stata pubblicata sull’European Heart Journal.
Tale scoperta dà non poche speranze per la creazione di nuovi farmaci per l’infarto cardiaco e, soprattutto, per la sperimentazione di un vaccino preventivo per i soggetti a rischio.
«Siamo partiti dall’intuizione che alcuni batteri intestinali potessero avere un ruolo nello sviluppo dell’infarto», ha spiegato Francesco Violi (in foto), «da qui abbiamo avviato uno studio che è durato oltre 4 anni e scoperto che i pazienti con infarto acuto presentavano alterazioni della permeabilità intestinale e contemporaneamente il batterio E. coli nel sangue e nel trombo. La nostra scoperta è coerente con quella di altri ricercatori in Usa che hanno trovato diversi batteri intestinali nel sangue di pazienti infartuati», ha proseguito il direttore.
Studio su 150 individui
Il gruppo di ricerca italiano ha condotto lo studio su un campione di 150 individui, di cui un terzo con infarto in atto, un altro terzo con patologie cardiopatiche, ma senza infarto e il resto individui sani (gruppo di controllo).
Ecco i risultati dello studio
I risultati di tale studio hanno fatto emergere che l’E. coli si è trovato solo nel sangue delle persone giunte in pronto soccorso con infarto acuto. Non era presente invece nel sangue degli individui sani di controllo, né in quello dei cardiopatici a rischio di infarto.
Il successivo studio, condotto su animali di laboratorio, a cui è stato iniettato l’E. Coli, ha evidenziato che anche in questi ultimi, il batterio intestinale si ritrova nelle maglie del trombo.
Gli scienziati, alla luce di tali esperimenti, hanno considerato l’opportunità di combattere l’infarto con una molecola che impedirebbe al batterio di legarsi alle cellule immunitarie specifiche presenti nell’arteria dove si forma il trombo.
«I prossimi passi», ha aggiunto Violi, «saranno vedere se l’inibitore testato su animali possa divenire una cura d’urgenza nell’infarto per bloccare il trombo e se un vaccino specifico contro E.coli possa funzionare nella prevenzione dell’infarto,» ha concluso lo studioso.