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La casa, per le donne, non rappresenterebbe un luogo sicuro in questo periodo di quarantena forzata per covid-19, ma rischierebbe di creare ripercussioni negative favorendo fenomeni di violenza contro di esse.

 

 

Bergamo, 6 aprile 2020 – E’ stato appurato che le donne, in questo periodo di emergenza coronavirus, stanno pagando il prezzo più alto non solo perché, come ricorda il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), esse rappresentano il 70 per cento della forza lavoro nel settore della sanità, dei servizi sociali e di assistenza a livello globale, ma anche perché la casa per loro non rappresenta affatto un luogo sicuro e la quarantena forzata rischia di avere un impatto negativo enorme nel favorire fenomeni di violenza contro di esse.

Per tale ragione l’Università degli studi di Bergamo, che nell’anno accademico 2018-19 attivò il primo corso curricolare in Italia sulla violenza di genere, ha deciso di aderire alla campagna “Libera puoi” promossa dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio a sostegno delle donne vittime di violenza e di richiamare l’attenzione sulle differenze di genere in tempo di Covid-19.

Si occupa di tale campagna, Barbara Pezzini, prorettrice con delega alle politiche di equità e diversità dell’Università bergamasca.

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