L’annuncio è stato fatto da Giulio Tarro, virologo Italo-americano, in una intervista rilasciata a “Il Mattino” di Napoli.
19 aprile 2020 – Giulio Tarro, 82 anni, nacque a Messina dove iniziò gli studi presso la Facoltà di medicina e chirurgia, ma poi si trasferì a Napoli dove si laureò all’Università Federico II, con il massimo dei voti. Allievo di Albert Bruce Sabin (il virologo statunitense che sviluppò il vaccino contro la poliomielite), Tarro fu due volte candidato al Nobel per la Medicina.
Con grande passione per l’architettura e la storia dell’arte, a tal punto che se non avesse fatto il medico avrebbe sicuramente scelto di laurearsi in ambedue le discipline.
Medico di guardia al Policlinico di Napoli
Dopo la laurea, il virologo lavorò, come medico di guardia, al Policlinico della città partenopea. «La notte la passavo in clinica neurologica, ero quasi sempre di guardia, e di giorno invece lavoravo in patologia medica», ha ricordato. «Vivevo al Policlinico, anche quando non ero di guardia, in quanto dormivo lì».
Trasferimento negli Stati Uniti a Cincinnati nell’Ohio
Tre anni dopo si trasferì a Villa dei Gerani, dove faceva le guardie notturne in neurochirurgia, poi gli comunicarono che aveva vinto una borsa di studio negli Stati Uniti a Cincinnati nell’Ohio, presso la scuola del professore Sabin, con il quale collaborò per circa quattro anni. Nel corso di tale periodo, i due virologi, attraverso i loro studi, riuscirono a dimostrare il ruolo dei virus nella comparsa dei tumori nell’uomo. Quando Sabin decise di trasferirsi in Israele, Tarro rientrò in Italia con in tasca un finanziamento del governo americano, grazie al quale fondò il primo laboratorio di ricerca, all’avanguardia, al Cotugno. Con l’aiuto dell’allora Cassa per il Mezzogiorno acquistò poi le apparecchiature che mancavano.
Il colera a Napoli
Quando Sabin tornò da Israele, convinse Tarro a tornare a Cincinnati. Ma nel giugno 1973, quando scoppiò il colera a Napoli, prese l’aereo, senza indugio, e tornò nella città partenopea per affrontare l’epidemia.
Il problema era isolare il vibrione al più presto, e fu trovato in una partita di cozze tunisine facendo rientrare l’allarme. «Con la ricerca, lo studio, la competenza e la passione per il nostro lavoro», ha proseguito Tarro, «riuscimmo a venire fuori da quella emergenza.»
Il suo parere sul coronavirus
Allo domanda cosa ne pensa del coronavirus, il virologo ha risposto: «Non prevedo mascherine sulla spiaggia. Con l’arrivo del caldo, finirà tutto; prova ne è che alle latitudini africane il Covid non attecchisce. Dobbiamo stare tranquilli, le misure necessarie sono state prese, bisogna solo aspettare,» conclude Tarro.
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