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Nella foto: primo piano della targa di riconoscimento ricevuta dal Papa Giovanni XXIII

La consegna della targa avrebbe dovuto avvenire il primo maggio, ma in quella data prima della Fase 2,  le misure di emergenza Covid e il lockdown, ancora in vigore, non l’hanno reso possibile.

 

Bergamo, 28 maggio 2020 –  E’ stata consegnata ieri alla Direzione strategica del Papa Giovanni XXIII la targa in alluminio donata dalle sigle sindacali CGI, CISL e UIL alla struttura sanitaria simbolo dell’emergenza Covid-19 in Italia.

Segno di apprezzamento e riconoscenza  verso gli operatori del Papa Giovanni XXIII 

La targa – che recita “Agli operatori del Papa Giovanni XXIII in rappresentanza di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori del nostro territorio. Grazie” – vuole essere un segno di apprezzamento e riconoscenza  verso gli operatori del Papa Giovanni XXIII da parte di tutto il mondo del lavoro. La consegna doveva avvenire il Primo maggio, ma in quella data simbolo le misure di lockdown in vigore non l’hanno reso possibile.

Personale sanitario  presente alla consegna della targa

Presenti alla cerimonia di consegna della targa per il Papa Giovanni XXIII, oltre al dg Maria Beatrice Stasi, anche il direttore sanitario, Fabio Pezzoli; il direttore amministrativo, Monica Anna Fumagalli; il direttore socio sanitario, Fabrizio Limonta e, in rappresentanza rispettivamente dei medici e di tutti i professionisti sanitari  dell’ospedale bergamasco, Alessandro Rambaldi, direttore del Dipartimento di oncologia ed ematologia, e Simonetta Cesa, direttore della Direzione professioni sanitarie e sociali.

“Questa emergenza ha messo in luce ancora una volta come la spina dorsale e il cuore pulsante di questa azienda sia costituito da operatori  mossi da un senso del dovere e trascinati da un clima di coesione e di solidarietà con pochi eguali in altre realtà”, ha commentato Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII. “Questa azienda è fatta di gente straordinaria, non solo dal punto di vista clinico e scientifico, ma anche dal punto di vista umano e organizzativo, qualità che ci hanno consentito di essere sempre un po’ avanti al virus. La donazione di questa targa è un’iniziativa che apprezzo particolarmente” ha proseguito il dg, “perché densa di significato per tutti i lavoratori di questa azienda e anche delle tante ditte esterne che ci hanno consentito di continuare a lavorare al meglio anche nei giorni più difficili.”

Rappresentanti sindacali presenti all’incontro

La rappresentanza sindacale presente all’incontro – costituita dai segretari di CGIL, CISL e UIL Gianni Peracchi, Francesco Corna e Angelo Nozza, accompagnati da Mario Gatti della Cisl, Giacomo Ricciardi della Uil e da Miriam Milesi, coordinatrice della RSU dell’ASST Papa Giovanni XXIII –  ha voluto esprimere il proprio apprezzamento per il lavoro degli operatori del Papa Giovanni che con dedizione, sacrificio, tanta umanità e altrettanta professionalità hanno gestito gli oltre 2 mila pazienti transitati al Papa Giovanni in lotta contro il Coronavirus. Particolare apprezzamento è stato espresso alla capacità dimostrata dal nosocomio  bergamasco di adattarsi rapidamente in base all’evolversi della situazione e al sacrificio, anche personale e familiare, dei suoi operatori.

Questa triste vicenda ha messo in evidenza che sono le persone a fare la differenza”, ha sottolineato Gianni Peracchi. “Questa targa vuole esprimere la vicinanza di tutte le categorie di lavoratori agli operatori del Papa Giovanni, in prima linea contro l’epidemia e simbolo della resistenza bergamasca.”

“Al Papa Giovanni è stato raggiunto l’apice italiano di un’emergenza sanitaria senza precedenti”, ha commentato Francesco Corna. “Questo gesto vuole esprimere vicinanza e riconoscenza, in particolare verso i lavoratori impiegati nelle mansioni più umili, che in tutta Italia hanno tenuto in piedi un Paese in difficoltà, ostaggio della paura e dell’incertezza,” ha concluso.

Dello stesso avviso Angelo Nozza che ha definito “il Papa Giovanni il simbolo della Bergamo che resisteva, come tutti i lavoratori dei servizi essenziali e dei lavori più umili che hanno consentito al Paese di non fermarsi.”

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