Il Capo dello Stato alla cerimonia di commemorazione delle vittime del Covid davanti al cimitero monumentale, alla quale prendono parte 324 sindaci dei Comuni della provincia, in rappresentanza dei loro cittadini, per un omaggio alle vittime del coronavirus, deceduti senza la vicinanza dei loro cari e neanche un funerale.
Bergamo, 29 giugno 2020 – L’immagine della fila di camion dell’esercito che portano le bare dei defunti in altre città perché a Bergamo non c’è più posto al cimitero e al crematorio resta ancora indelebile nella memoria di tutti.
Protesta dei parenti delle vittime
Quando il presidente arriva nel piazzale del cimitero di Bergamo nota i parenti delle vittime che protestano, esponendo cartelli di richiesta di verità e giustizia per i loro cari deceduti. In testa ai manifestanti c’è Luca Fusco, portavoce del comitato ‘Noi denunceremo’ che ieri aveva contestato la presenza del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, attualmente sotto scorta, da quando sono apparse sui muri scritte di ‘Fontana assassino’. “L’unico assassino è questo maledetto virus”, scrive Fontana su Facebook, “non si troverà pace fomentando sterili vendette, non si supereranno le difficoltà di oggi senza guardare insieme al domani.”
Discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella
“Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere”, esordisce con queste parole toccanti, il presidente Mattarella, pronunciate prima della Messa da Requiem di Donizetti davanti al cimitero monumentale di Bergamo alla presenza dei 324 sindaci dei Comuni della provincia, in rappresentanza dei loro cittadini.
“Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto”, prosegue Mattarella.”Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima. Significa allo stesso modo rammentare il valore di quanto di positivo si è manifestato. La straordinaria disponibilità e umanità di medici, infermieri, personale sanitario, pubblici amministratori, donne e uomini della Protezione civile, militari, Forze dell’Ordine, volontari. Vanno ringraziati: oggi e in futuro.”
“Tra l’omaggio reso alla lapide con la preghiera in poesia di Ernesto Olivero e la Messa da Requiem di Donizetti, lo spazio delle parole è doverosamente limitato; e rivolto soltanto a riflessioni essenziali. Qui a Bergamo, questa sera, c’è l’Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto”, aggiunge il presidente della Repubblica. “La strada della ripartenza è stretta e in salita. Va percorsa con coraggio e determinazione. Con tenacia, con ostinazione, con spirito di sacrificio. Sono le doti di questa terra, che oggi parlano a tutta l’Italia per dire che insieme possiamo guardare con fiducia al nostro futuro.”
“Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto”, ha sottolineato, “senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima. Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere.”
“Come ben sanno i sindaci – che nei giorni più difficili hanno operato con la più grande dedizione – si sono formate e messe in opera, in ogni comune, tante reti di solidarietà. Una maggioranza silenziosa, ma concreta del nostro popolo che, senza nulla pretendere, si è messa in azione e ha consentito al Paese di affrontare le tante difficoltà e continuare a vivere. Senso del dovere e buona volontà di singoli. Queste risorse, accanto allo spirito di sacrificio e al rispetto delle regole, che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato, costituiscono un patrimonio prezioso per il Paese, da non disperdere.”
“Rammentiamoci delle energie morali emerse quando, chiusi nelle nostre case, stretti tra angoscia e speranza”, ha continuato Mattarella, “abbiamo cominciato a chiederci come sarebbe stato il nostro futuro. Il futuro della nostra Italia. La memoria ci carica di responsabilità. Senza coltivarla rischieremmo di restare prigionieri di inerzie, di pigrizie, di vecchi vizi da superare. Da quanto avvenuto dobbiamo uscire guardando avanti. Con la volontà di cambiare e di ricostruire che hanno avuto altre generazioni prima della nostra,” ha concluso il presidente della Repubblica.
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