Dichiarazioni della Consigliera di parità sul corso di educazione alla sessualità promosso dall’istituto “La Traccia” di Calcinate.
«Ho appreso dai social network e dalla stampa, che numerosi/e cittadini/e di tutta Italia, ma anche associazioni e rappresentanti istituzionali hanno aderito a un esposto che denuncia i contenuti del corso di educazione alla sessualità ed alla affettività promosso dalla scuola paritaria “La Traccia” di Calcinate (Bergamo) – ha dichiarato la consigliera di Parità della Provincia, Roberta Ribon (nella foto).»
«Stando a quanto riportato nella segnalazione, indirizzata alla Dirigente dell’Ufficio Scolastico territoriale di Bergamo e per conoscenza a me in qualità di consigliera di parità della provincia di Bergamo (ma, ad oggi, non ancora ufficialmente pervenutami) – ha proseguito – uno studente del terzo anno della Scuola secondaria di primo grado ha segnalato l’impiego da parte del docente titolare del corso, il professor Armando Baldassin, di schede tratte dal manuale in dotazione (“Educare alla sessualità. Corso di educazione sessuale. Un’esperienza nella scuola per ragazzi dai 13 ai 15 anni”, 2011, Editore Itaca, di cui sarebbe anche autore) nelle quali viene proposto “un programma ispirato al più rigido binarismo di genere, in virtù del quale maschi e femmine avrebbero una naturale e biologica predisposizione (una “connotazione interiore”) a provare emozioni e sentimenti diversi, a sviluppare qualità caratteriali diverse (i maschi “l’avventura”, “la solidità”, “l’impulsività”; le femmine “la cura della vita”, “l’emotività”, la “dedizione”) e, in definitiva, a svolgere ruoli di genere diversi”.»
«L’offerta formativa includerebbe ampie digressioni su tematiche quali la pornografia, l’autoerotismo e la fantasia sessuale, pratiche – stigmatizza, sempre, l’esposto – “demonizzate e fatte oggetto di giudizio morale”, annoverate dal prof. Baldassin nella c.d. “sessualità immatura”. Nell’alveo della c.d. “sessualità incompiuta”, invece, verrebbero dal docente “indiscriminatamente ricomprese l’omosessualità, la bisessualità, la pedofilia, la pederastia, l’efebofilia”. E ancora, nel libro e nelle schede offerte a “centinaia di studenti” verrebbe proposta una nozione distorta della omosessualità, definita quale espressione di una personalità disorientata, di cui vengono indagate in maniera antiscientifica l’eziologia, di matrice omofoba, e la possibile cura, sottoforma di terapie riparative.»
«Lamentano, inoltre, i/le sottoscrittori/ci dell’esposto la difficoltà al confronto ed al dialogo su temi di tale delicatezza riscontrata in pregresse occasioni in capo ai vertici dell’istituto scolastico ed allo stesso prof. Baldassin. Nella eventualità in cui quanto contestato e denunciato nell’esposto dovesse trovare conferma – ha continuato la consigliera – staremmo assistendo ad un gravissimo attentato alla tutela della dignità, dell’identità personale, sessuale e di genere, nonché dell’orientamento sessuale, di schiere di pre-adolescenti, il cui equilibrio psicofisico sarebbe gravemente minato nella delicata fase del proprio sviluppo. Prendo atto di come la rapida diffusione in rete della segnalazione abbia permesso di raggiungere, da un lato, un elevato numero di sostenitori e sostenitrici, e dall’altro, lo stesso Istituto Comprensivo che, con nota pubblica offerta alla stampa locale, ha precisato che il percorso di educazione all’affettività in vigore presso la propria scuola non adopererebbe le pagine e i materiali menzionati, pertanto l’oggetto dell’esposto non sussisterebbe, preannunciando la disponibilità a “darne documentazione alle autorità preposte qualora lo richiedessero” (articolo online Prima Bergamo del 09.03. u.s.).»
«Fatte queste doverose premesse, ritengo che la questione sollevata dai/le firmatari/e dell’esposto imponga, in primo luogo, i doverosi approfondimenti e controlli richiesti, rispetto al cui svolgimento ed ai cui esiti sarò vigile, avviando – non appena sarò formalmente raggiunta dalla segnalazione – la necessaria interlocuzione con la Dirigente dell’ufficio scolastico territoriale di Bergamo – ha precisato Ribon – . Come Consigliera di parità sono, infatti, chiamata a promuovere il superamento degli stereotipi di genere con i quali le bambine e i bambini entrano in contatto molto precocemente, attraverso i modelli proposti da serie e programmi televisivi, dibattiti, giochi, videogiochi, pubblicità, ma anche da materiali didattici e programmi di istruzione, affinché, lungo tutte le fasi del loro apprendimento scolastico, siano educate/i al rispetto delle differenze di genere.»
«L’impegno strettamente connesso al mio ruolo muove nella direzione del più intransigente contrasto ad ogni forma di discriminazione – ha aggiunto – basata sull’orientamento sessuale e sulla identità di genere. In questa prospettiva, sarò disponibile ad attivare anche un confronto con l’istituto scolastico La Traccia, nell’ambito del quale sia auspicabilmente possibile condividere una comune sensibilità alle diversità in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere affinché sia garantito che i bisogni e le peculiarità intrinseche alle persone trovino risposte adeguate a partire proprio dai contesti formativi ed educativi. La questione – è importante precisarlo – rileva tanto più in quanto si tratta di una vicenda che si colloca nel contesto educativo e a opera di un docente il cui ruolo imporrebbe una sensibilità e un’accortezza che da quanto contenuto nell’esposto non pare risultare,” ha concluso la consigliera di Parità, Roberta Ribon.»