La disfunzione diastolica, un parametro rilevabile mediante un semplice ecocardiogramma, è in grado di predire eventi avversi in pazienti con scompenso cardiaco a ridotta frazione d’eiezione e andrebbe inserita nelle linee guida come ‘score’ di rischio.
Bergamo, 11 maggio 2021 – Sono queste le conclusioni a cui sono giunti i cardiologi del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in collaborazione con i colleghi ricercatori di Boston e di altri centri europei e statunitensi, dall’analisi dei dati su un’ampia casistica di oltre 1.000 pazienti. Lo studio è stato di recente pubblicato su International Journal of Cardiology, una rivista scientifica influente in campo cardiovascolare. I risultati dello studio suggeriscono di aggiornare le linee guida che i cardiologi di tutto il mondo seguono per predire i ricoveri per scompenso cardiaco o il rischio di decesso nei pazienti con scompenso cardiaco, la seconda causa di morte in Italia ogni anno.
Gli algoritmi andrebbero aggiornati
Nel corso della vita, una persona su cinque è a rischio di sviluppare questa condizione cardiovascolare, che consiste nell’incapacità del cuore di pompare quantità di sangue sufficienti nell’organismo. Oggi gli specialisti cardiologi riescono a classificare, per ciascun paziente, una stima approssimativa della prognosi negli anni a venire, grazie ad algoritmi predittivi che si basano su alcuni parametri, i cosiddetti ‘score di rischio’ prognostico. Secondo questo studio, gli algoritmi andrebbero ora aggiornati, comprendendo la disfunzione diastolica, un parametro che può essere sempre rilevato dagli esami ecocardiografici di controllo.
Lo studio
Lo studio è nato dal vivace rapporto di collaborazione scientifica tra l’ospedale di Bergamo ed i ricercatori del Dipartimento Cardiovascolare del Brigham and Women’s Hospital (BWH) di Boston, tra cui il direttore della Cardiologia non invasiva Scott David Solomon, professore alla Harvard Medical School.
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International Journal of Cardiology, “Combining diastolic dysfunction and natriuretic peptides to risk stratify patients with heart failure with reduced ejection fraction”
DOI: https://doi.org/10.1016/j.ijcard.2021.04.028