Il Cremlino brucia enormi quantità di gas al confine con la Finlandia, per l’equivalente di 10 milioni di euro al giorno.
Londra, 26 agosto 2022 – Gli scienziati sono preoccupati per i grandi volumi di anidride carbonica e fuliggine che si stanno formando, che potrebbe accelerare lo scioglimento del ghiaccio artico. Le immagini sono state riprese dal satellite Copernicus.
L’allarme lanciato dalla Bbc
Secondo quanto riportato dalla Bbc, la Russia sta bruciando grandi quantità di gas naturale, mentre i costi energetici dell’Europa salgono alle stelle. L’impianto del gasdotto che sta bruciando è situato a Portovaya, al confine con la Finlandia, e il suo valore è stimato in circa 10 milioni di euro al giorno. Le gigantesche fiammate stanno preoccupando gli scienziati di tutto il mondo per le grandi quantità di anidride carbonica e fuliggine che si stanno formando nella zona, che, tra l’altro, potrebbero accelerare lo scioglimento del ghiaccio artico.
I primi a dare l’allarme sono stati i cittadini finlandesi
Da un’attenta analisi della Rystad Energy, è emerso che a bruciare sono circa 4,34 milioni di metri cubi di gas al giorno nell’impianto di gas naturale liquefatto di Portovaya, a nord-ovest di San Pietroburgo. Sono stati i finlandesi che si sono accorti, per primi, che al confine qualcosa non andava: già all’inizio di giugno vedevano all’orizzonte le grande fiammate provenienti dal confine russo. La città di Portovaya si trova nei pressi del gasdotto Nordstream 1 che trasporta il gas in Germania attraverso il gasdotto sottomarino. Fra le ipotesi, al vaglio dei tecnici, che spiegherebbero la combustione di tanto gas, ci sarebbe quella di chiudere l’impianto a causa della difficoltà a gestire, in sicurezza, i grandi quantitativi di gas che venivano convogliati nel Nordstream 1.
Possibile strategia di Mosca
Secondo altri, però, il grande spreco di gas russo che, giornalmente va in fumo, è dovuto al fatto che Putin mantiene così il prezzo altissimo di quello che arriva in Europa, che oggi ha toccato il record di 317 euro a megawattora per poi stabilirsi a 308 euro (circa 11 volte in più rispetto a un anno fa), per fare ribellare i cittadini europei (esausti per il caro bollette sull’energia) verso i loro governi e fare fallire le piccole imprese che non ce la fanno a contenere i costi energetici, con enormi perdite di posti di lavoro.