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Messa in sicurezza del sistema trasfusionale lombardo, riposizionamento del coordinamento regionale entro l’attività di programmazione e pianificazione, centralità della donazione al servizio del malato, che va tutelata.

Milano, 17 gennaio 2023 – Sono queste le richieste che Avis Regionale Lombardia ritiene indispensabili per la sostenibilità del sistema trasfusionale lombardo, che oggi non è in sicurezza.

 Numeri dell’attività delle Avis lombarde

Le Avis sul territorio lombardo raccolgono, in convenzione con le ASST, il 40% (circa 200.000 unità tra sangue e plasmaderivati) del sangue ed emoderivati con proprie strutture associative di raccolta (UDR e relative articolazioni). Il 90% del sangue in Regione (circa 460.000 unità tra sangue e plasmaderivati), compreso quello raccolto direttamente dalle strutture ospedaliere, viene donato da donatori Avisini (circa 270.000 donatori).

La preoccupazione di Avis Lombardia 

Tali dati portano Avis Regionale Lombardia a dichiarare la forte preoccupazione circa la “mancata sostenibilità” del sistema lombardo, mettendo in evidenza il fatto che,  le tariffe previste dalla Convenzione Stato Regioni, il cui schema tipo è stato approvato l’8 luglio 2021, risultano insufficienti, perché basate su dati economici del 2017 che oggi, com’è noto, hanno avuto più incrementi e anche di notevole entità.

Parificazione economica delle attività di Avis 

Le numerose interlocuzioni,  avute –  fino ad oggi – con Regione Lombardia, per costruire uno schema di “convenzione unica regionale”, hanno avuto lo scopo di annullare le disparità territoriali/locali, di dare una parificazione economica delle attività di Avis a quelle effettuate nei Centri Trasfusionali pubblici e, soprattutto, hanno avuto l’obiettivo di garantire la sopravvivenza dell’Associazione, che ad oggi è in grave perdita economica/patrimoniale.

La dichiarazione del presidente Bianchi

“Le Avis del nostro territorio sono fortemente in difficoltà – spiega il presidente Oscar Bianchi (in foto) –. Il sistema regionale associativo è in perdita di oltre 2 milioni di euro, una perdita coperta, fino ad oggi, dalle Avis Lombarde, che hanno utilizzato le loro risorse accantonate in 95 anni, sottratte all’attività statutaria dell’associazione, e non destinate alla copertura dell’aumento dei costi sanitari, che sono esclusivamente di competenza del Sistema Pubblico. Abbiamo lavorato in tutti questi mesi per addivenire a una soluzione con Regione Lombardia ma, pur trovando apertura da parte della politica, abbiamo trovato uno scoglio al momento insormontabile, quello dell’ambito tecnico. Il coordinamento del sistema trasfusionale – prosegue Bianchi – è infatti in capo a SCR/Areu, che ha lo scopo di gestire ‘Emergenza e Urgenza’: Il sistema sangue, però, non è emergenza e urgenza. È programmazione e pianificazione. Non possiamo essere considerati ‘fornitori’, bensì attori di pari livello delle ST ancorché accreditati e certificati. Dobbiamo muoverci dentro un sistema che risponda alla necessità quotidiana di cura delle persone attraverso il sangue ed emoderivati. Serve un cambiamento di rotta di carattere strutturale, facilmente attuabile, spostando la gestione del sangue dentro la Direzione Generale Welfare. Anche al fine di non doversi trovare nuovamente in una condizione come quella attuale, dove la parte tecnica rallenta l’obiettivo che è sì politico, ma soprattutto etico e a servizio del malato. Avis Regionale Lombardia – aggiunge Bianchi – chiede quindi un impegno, forte e determinato, al prossimo governo di Regione Lombardia, affinché, come primo atto, recepisca lo schema di Convenzione rispondente alle istanze di Avis, in termini di riconoscimento delle spese sanitarie che generano la perdita nelle attività di raccolta associative, allineando così le attività associative a quelle gestite direttamente dagli ospedali. La sostenibilità dell’attività associativa – conclude il presidente Avis – che ricopre un ruolo di importanza primaria a livello regionale e nazionale, e la necessità di programmare il sistema trasfusionale, sono passi fondamentali che vanno a rimarcare la centralità della donazione a servizio del malato, che necessita di essere tutelata a ogni costo.”

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