Il paziente è un bambino di 5 anni, proveniente da un’altra regione e il primo, in Italia, ad essere stato sottoposto a un trapianto di polmone da donatore vivente.
Bergamo, 18 gennaio 2023 – Il donatore dell’organo è il padre del piccolo, che dopo aver donato al bambino il midollo per curare una rara malattia che lo affliggeva fin dalla nascita, ha scelto di donare, ieri, anche una parte del suo polmone per salvargli la vita. Si tratta di un caso molto raro, con pochissimi precedenti in Europa.
La patologia del bambino
Il bambino è infatti affetto da talassemia o anemia mediterranea, una patologia del sangue che ha reso necessario un trapianto di midollo, effettuato in un altro ospedale italiano. La donazione di midollo del padre, con conseguente “trasferimento” del sistema immunitario da genitore a figlio, ha però generato la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (Graft versus Host Disease, GvHD), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico. Si tratta di una complessa reazione immunitaria, dove le cellule trapiantate provenienti dal donatore “attaccano” gli organi e i tessuti del ricevente, che il nuovo sistema immunitario non riesce a riconoscere come propri. Questa forma di rigetto aveva causato al bambino un danno estremamente grave ed irreversibile alla funzionalità polmonare, che ha poi reso necessario il trapianto di polmone realizzato a Bergamo.
Ancora riservata la prognosi di padre e figlio
Padre e figlio restano ricoverati all’Ospedale di Bergamo e la loro prognosi è ancora riservata. I medici sono però fiduciosi sul decorso post operatorio, anche perché in questo caso il rischio di rigetto, particolarmente elevato per il trapianto di polmone da cadavere, è molto basso quando il sistema immunitario “riconosce” il nuovo organo come proprio. È questo il motivo principale per cui, quando un ospedale da fuori regione ha chiesto la disponibilità del Papa Giovanni XXIII ad accettare il paziente pediatrico per un trapianto di polmone, i chirurghi di Bergamo, con alle spalle una quarantennale esperienza nel campo dei trapianti e della chirurgia maggiore, hanno proposto alla famiglia la donazione da vivente.
Le varie fasi dell’intervento operatorio
L’intervento in sala operatoria è durato 11 ore. Mentre il donatore veniva sottoposto al prelievo del lobo polmonare, nella sala adiacente iniziava la fase di preparazione del ricevente. L’intervento è stato guidato e coordinato da Michele Colledan, che ha anche effettuato il trapianto sul bambino. Il prelievo del lobo polmonare destro dal padre donatore è stato eseguito da Alessandro Lucianetti, direttore della Chirurgia generale 1 – addominale toracica. Gli anestesisti della Terapia intensiva cardiochirurgica, i cardiochirurghi pediatrici e i perfusionisti hanno predisposto il supporto delle funzioni cardiocircolatorie con l’ECMO. Le due équipe sono state assistite dalla Anestesia e Rianimazione e dallo staff tecnico ed infermieristico, per un totale di diverse decine di operatori coinvolti. Lo studio e la gestione dei pazienti prima e dopo l’intervento sono stati seguiti dalle équipe della Pediatria, della Pneumologia, della Terapia intensiva pediatrica e dalla Terapia intensiva adulti. Il Centro Nazionale Trapianti ha concesso un’autorizzazione speciale all’ospedale bergamasco per eseguire questo intervento.
Le dichiarazioni
“L’estrema rarità di questi casi – ha spiegato Michele Colledan (in foto), direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di Chirurgia generale 3, trapianti addominali dell’ASST Papa Giovanni XXIII) – e i limiti tecnici del trapianto da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione. Per questo, diversamente da quanto succede per altri organi, non viene abitualmente considerata un’opzione alla portata di tutti, in grado di contribuire efficacemente all’abbattimento delle liste d’attesa. L’intervento segna comunque per il nostro Ospedale una tappa importante – ha proseguito Colledan – in un percorso di crescita dell’attività trapiantologica quasi quarantennale. Un cammino intrapreso grazie al pionierismo di Lucio Parenzan nella cardiochirurgia pediatrica e che ci ha portati, anche grazie a Giuseppe Locatelli, alla specializzazione nelle patologie del bambino congenite e acquisite e che, negli ultimi 20 anni, si è rafforzata puntando ad un’attività clinica di alto livello sul polmone, anche nell’adulto, ha aggiunto il direttore.”
“Un apprezzamento va a tutto il personale che ha gestito il duplice intervento – ha dichiarato Maria Beatrice Stasi (in foto), direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Casi clinici così complessi e delicati sono possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario. Diverse decine di professionisti – ha commentato – ciascuno nel suo ruolo, hanno contribuito in tutte le fasi, nei reparti, nelle sale chirurgiche, nei laboratori, nelle sedi e negli uffici del personale tecnico ed amministrativo. È grazie a questo lavoro di squadra che il nostro Ospedale, una grande azienda pubblica, raggiunge e mantiene standard clinici d’avanguardia e non solo a livello nazionale,” conclude Maria Beatrice Stasi.