Secondo Stefano Magnone, Segretario Regionale di Anaao-Assomed, sono necessari una buona politica e un management adeguato per arginare il problema delle liste d’attesa.
Milano, 7 giugno 2024 – Il Decreto Legge, varato dal governo per contrastare le liste d’attesa, ha scatenato il dibattito sia a livello nazionale che regionale. In realtà, almeno per quanto riguarda la Lombardia, secondo il sindacato Anaao-Assomed Lombardia che riunisce medici e dirigenti ospedalieri e il suo Segretario Regionale Stefano Magnone, non vi sono particolari novità.
La dichiarazione di Magnone
“Già ora esiste la possibilità di effettuare prestazioni aggiuntive nel tardo pomeriggio e il sabato – spiega Stefano Magone (in foto) – ma occorre trovare il personale per farle, visto che si tratta di quello che ha già lavorato e deve prolungare, volontariamente, il proprio turno. Già ora esiste un monitoraggio delle liste d’attesa a livello sia regionale che di ATS, ma occorre governare il fenomeno mettendo in campo i correttivi. La Regione ha già emanato provvedimenti, con risorse aggiuntive, per pagare ulteriori prestazioni – prosegue il segretario di Anaao-Assomed – tra l’altro imponendo al privato di fare le prestazioni che servono al servizio sanitario e non solo al loro business (per esempio aumentare le visite e non solo le prestazioni strumentali, più remunerative e magari autoindotte). Ma la coperta è corta e il personale è sempre lo stesso. Dal 2015 prevedono il CUP unico in Lombardia. Non si è mai fatto nulla perché certamente non conviene al privato, ma probabilmente neppure alle ASST, vista la concorrenza che ‘droga’ il sistema lombardo. Analogamente, già fin d’ora, vengono chieste ai professionisti sempre più prestazioni, alle quali si aggiunge la gogna della libera professione che, a detta dello stesso Ministro, sembra essere una causa diretta delle liste d’attesa. Nulla di più falso, ma un po’ di fango addosso ai medici può giovare, almeno si trova un capro espiatorio a ridosso delle elezioni. Un semplice sguardo al rapporto AGENAS, che si allega per comodità, dimostra con evidenza che le prestazioni in intramoenia rappresentano una piccola parte delle prestazioni totali e sono comunque percentualmente in calo nel 2021, ultimi dati disponibili, rispetto al 2019. In ultimo, il tetto sul personale è stato alzato, tanto da far dichiarare a un partito politico di maggioranza di aver archiviato ‘l’era Speranza’ – aggiunge – dimenticando che il tetto fu posto venti anni fa da governi di centrodestra, in uno dei quali era ministro l’attuale premier. Peccato che in Lombardia anche il tetto vigente non sia mai stato raggiunto, a causa delle difficoltà del sistema a reclutare medici, vista la scarsa attrattività di molte aziende e il clima pesante,” conclude Stefano Magnone.
In conclusione, pur con le differenze regionale e nazionale, il problema si affronta con la buona politica, con le cure e la valorizzazione delle risorse umane e con un management adeguato, non con provvedimenti spot a ridosso delle elezioni o con neppure tanto velate accuse ai professionisti.