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Gli inibitori della pompa protonica sono farmaci (Pantoprazolo) che riducono la secrezione acida gastrica. Essi  sono impiegati nelle patologie gastrointestinali superiori, comprese le ulcere gastriche e duodenali, eradicazione dell’H. pylori in congiunzione con gli antibiotici, reflusso gastroesofageo, sindrome di Zollinger-Ellison, esofagite eosinofila e prevenzione delle ulcere peptiche legate all’uso di FANS.
La letteratura riporta la loro efficacia in queste situazioni, e gli effetti collaterali sono in genere lievi e poco comuni. Le reazioni avverse più gravi, come la nefrite tubulointerstiziale, sono rare, ma il rischio di tumori gastrici e pancreatici è poco chiaro. Le interazioni farmacologiche possono intervenire mediante gli effetti sugli isoenzimi di glicoproteina P e citocromo P450.
Rimangono comunque aperti diversi interrogativi, come quelli sul fatto che tutti i PPI comportino lo stesso rischio di gravi effetti collaterali, quali siano i pazienti maggiormente suscettibili, quale sia il decorso temporale delle singole reazioni e quali siano le migliori strategie di monitoraggio.
Continuano ad emergere nuovi farmaci per le stesse indicazioni, fra cui i bloccanti degli acidi potassio-competitivi, gli inibitori del rilassamento transitorio dello sfintere esofageo superiore ed inferiore, agenti serotoninergici e procinetici, protettori delle mucose, agonisti dei recettori H3 ed agenti gastrinici, ed infine modulatori del dolore esofageo, ma il loro rapporto rischio/beneficio rimane da accertare.

Fonte: BMC Med. 2016; 14: 172

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