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Per il diffondersi di ricoveri causati dal consumo di sushi. A provocare l’ospedalizzazione forzata dai consumatori la sindrome sgombroide, la cui causa principale risiede nel mancato rispetto delle procedure di trattamento e conservazione del pesce.

Controlli dei NAS hanno portato al sequestro di 40 tonnellate di cibo giapponese. Leggi e decreti:

Il consumo di sushi non adeguatamente trattato ha portato il numero degli intossicati nel 2015 a 47, mentre nei primi 8 mesi del 2016 la cifra è già arrivata a 38 (ulteriori 7 casi sarebbero stati registrati a settembre). A crescere di conseguenza anche le denunce dei NAS alle autorità giudiziarie.

Gli avvisi delle ASL sul sushi low cost:

Sono quindi scattati controlli dei NAS nei locali in cui hanno dichiarato di aver mangiato gli intossicati. Tra gli ultimi casi segnalati vi sono un ristorante di via Marostica, dove sono stati rinvenuti inoltre tonno e altri pesci sottoposti a non adeguata modalità di conservazione.

L’ATS ha poi sottoposto a verifica un bar per la vendita di tonno “scottato” poco fresco, mentre a fine settembre sono stati posti sotto verifica anche due ristoranti del tipo “All you can eat”.

A causare la contaminazione dei tonni anche l’esposizione prolungata “in vetrina” dei tranci o il mancato rispetto delle norme di trattamento durante il trasporto.

Che cos’è la Sindrome sgombroide?

La sindrome sgombroide è una sindrome acuta causata principalmente dal consumo di prodotti ittici contenenti alti livelli di istamina e probabilmente altre ammine vasoattive o altri composti. Il nome deriva dalla frequenza dell’intossicazione da consumo di specie ittiche appartenenti alla famiglia Scombridae (ad esempio,tonni e sgombri), ma viene anche chiamata intossicazione da istamina per sottolineare che non è solo associata al consumo di pesce e che è costante il ritrovamento di quantità importanti di istamina nell’alimento responsabile. L’istamina non è presente nel pesce al momento della pesca, ma è formata nelle carni del pesce per decarbossilazione dell’aminoacido istidina mediante una reazione catalizzata dall’enzima istidindecarbossilasi che si trova in alcune specie batteriche. Questo avviene nelle prime fasi del deterioramento del pesce, se mantenuto in condizioni di temperatura non idonee, ancora in assenza di segni tipici che indicherebbero la non commestibilità del prodotto.

Come si manifesta?

Mal di testa, nausea, rossore sul viso e sul collo, qualche volta il pericolo soffocamento. Tra i massimi imputati, il sushi mal conservato. I casi, a Milano, sono in aumento, tanto che l’Agenzia di Tutela della Salute lancia l’allarme: “Il sempre maggior consumo di pesce, soprattutto crudo, espone a rischi alimentari un tempo marginali”.

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