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Proficuo operato degli agenti della Polizia provinciale di Bergamo, indirizzato alla repressione degli illeciti di carattere penale in materia venatoria.

Bergamo, 28 novembre 2018 – La locale Polizia provinciale è giornalmente impegnata nei boschi della bergamasca in operazioni antibracconaggio. Ecco alcuni interventi effettuati dalla medesima nello scorso mese di ottobre:

Il 3 ottobre, a Pradalunga in località Cornale, a seguito di segnalazione pervenuta alla Sala operativa del Servizio di Polizia provinciale, in collaborazione con la Polizia Locale dell’Unione sul Serio, è stato accertato l’abbattimento di un capriolo impigliato in una rete, da parte di un cacciatore abilitato unicamente alla caccia collettiva al cinghiale, alla volpe e alla selvaggina migratoria. L’animale è stato soppresso dal cacciatore, tra l’altro, tramite l’utilizzo di mezzi vietati, nella fattispecie un coltello.

Il 4 ottobre, a Lenna, è stata constatata la detenzione di un rapace in una gabbia posta all’interno di un pollaio. Contestata quindi al proprietario della stia la detenzione non consentita dello sparviere, quale specie particolarmente protetta, l’animale è stato sequestrato vivo e, ritenuto non idoneo a essere reinserito direttamente in natura; pertanto è stato conferito e affidato alle cure del CRAS del WWF in Valpredina.

L’11 ottobre, a Gaverina Terme in località “Roccolo Colle Gallo, è stata accertata la presenza di un impianto di cattura costituito da 5 reti da uccellagione modello “mistnet”. Nelle reti, estese per uno sviluppo complessivo di 50 metri circa e poste all’interno della struttura arborea del Roccolo, erano intrappolati alcuni esemplari di pettirosso e un tordo bottaccio; nei pressi delle stesse sono state individuate alcune gabbie contenenti tordi bottacci utilizzati come richiami vivi. All’interno della struttura in muratura del roccolo, alla presenza dell’autore del reato, gli Agenti hanno proceduto all’ulteriore sequestro di:

59 reti per uccellagione (comprese le 5 già individuate, attive e funzionanti all’esterno); 1 impianto acustico a funzionamento elettromagnetico con CD riproducenti i canti degli uccelli, collegato a una cassa di diffusione posta sulle piante tra le reti; 1 esemplare vivo di Crociere sprovvisto di anello identificativo inamovibile; 2 esemplari di pettirosso; 5 esemplari di tordo bottaccio.

Sono quindi stati contestati al trasgressore i reati inerenti l’esercizio dell’uccellagione e la cattura e detenzione di specie protette.

Il 12 ottobre, a seguito di segnalazione, è stata intrapresa l’attività di appostamento e monitoraggio di una abitazione privata in Costa Volpino, a seguito della quale, all’interno dell’area privata, è stata accertata la presenza di una rete per uccellagione tesa e attiva, nella quale era imprigionato un esemplare di beccafico, subito liberato dagli Agenti. Durante l’attività sono stati altresì rinvenuti in detenzione due esemplari di Lucherino e un esemplare di Cincia mora, la cui cattura e detenzione è sempre vietata. Si è proceduto dunque alla segnalazione a carico dell’autore dell’illecito per l’esercizio dell’uccellagione e la cattura e detenzione di specie protette;

Sempre il 12 ottobre, in Costa Volpino, veniva verificata in altra area privata all’interno di un piccolo uliveto antistante un abitazione la presenza di 9 (nove) trappole a scatto denominate “sepì” attive e funzionanti. Sorpreso in fragranza l’autore del reato intento nell’ispezione dei sistemi di cattura e nel ripristino dell’esca attrattiva costituita da piccole larve, si procedeva al contestuale sequestro di due esemplari appartenenti alla specie Cardellino e un esemplare di Cincia Mora, la cui detenzione non è mai consentita. Veniva quindi redatta la relativa notizia di reato a carico dell’autore dell’illecito per esercizio dell’uccellagione e la cattura e detenzione di specie protette.

Ancora il 12 ottobre, a Gazzaniga in località “Rocliscione”, presso una cascina di campagna isolata, il personale della Polizia provinciale ha sorpreso un cacciatore che deteneva all’interno di una gabbia, a utilizzo di richiamo vivo, una Cincia Mora appartenente a specie protetta. Stante la flagranza di reato si è proceduto alla perquisizione dell’edificio rurale dove, all’interno di gabbie, sono stati trovati altri tre esemplari di Cincia Mora e tre esemplari di Tordo Bottaccio illegalmente detenuti. Durante la perquisizione è stata rinvenuta altresì una carabina ad aria compressa, carica e pronta all’uso, senza segni di punzonatura, numero di matricola né i riferimenti necessari a stabilirne la potenza; sottoposta a sequestro, l’arma è stata inviata a perizia. A seguito degli accertamenti tecnici effettuati, è risultata di potenza superiore ai 7.5 joule e quindi da considerare a tutti gli effetti “arma comune da sparo” per la quale è obbligatoria la denuncia di detenzione all’Autorità giudiziaria nonché il porto d’armi del quale l’autore dei reati sopracitati risulta sprovvisto. Si è proceduto alla contestazione dei reati di detenzione di specie protette e esercizio della caccia con mezzi vietati.

Il 15 ottobre, a Ranica in località Colle di Ranica, si è accertato contestualmente contestato al trasgressore l’utilizzo di un richiamo acustico elettromagnetico non consentito, collegato a due altoparlanti montati su pali metallici nascosti nell’area verde, nei pressi dell’ appostamento fisso di caccia a uso dell’autore della violazione penale. La Polizia provinciale ha disinstallato il mezzo vietato e lo ha sequestrato insieme a due altoparlanti e a un fucile tipo doppietta calibro 20.

Il 22 ottobre, a Nembro in località Lonno, è stato individuato un impianto illegale per l’uccellagione costituito da una rete a “tremaglio” di mt. 20 x2 circa, tesa nella boscaglia, nella quale era rimasto intrappolato un pettirosso. Gli Agenti appostati hanno individuato l’autore del reato a carico. A seguito di ulteriori accertamenti, gli sono stati contestati altri due impianti per l’uccellagione composti da reti tese nel bosco che circonda l’abitato di Lonno. E’ stato pertanto sottoposto a sequestro tutto il materiale rinvenuto (complessivamente 4 reti per uno sviluppo lineare pari a mt. 60 circa) e contestato l’esercizio dell’uccellagione e la cattura e detenzione di specie protette.

Il 25 ottobre, a Zogno in località Foldoni-Galuppi, è stata rivenuta una rete a tramaglio utilizzata per la cattura indiscriminata di avifauna. Gli agenti hanno provveduto a disattivarla sollevandone alcune maglie e rendendola visibile agli uccelli. Gli agenti si sono appostati infine in attesa del trasgressore che, dopo alcune ore, si è avvicinato alla rete. All’atto della contestazione del reato di uccellagione, il trasgressore ha ammesso le responsabilità in merito.

Interventi salienti avvenuti in periodo di divieto generale

L’attività preventiva di indagine, controllo e repressione dei reati in materia venatoria viene regolarmente svolta dagli Ufficiali e dagli Agenti della Polizia provinciale, nonché al di fuori del periodo della stagione di caccia. Sono infatti numerosi gli interventi di Polizia giudiziaria atti a evitare comportamenti gravi e illeciti.
A titolo di esempio, riportiamo i seguenti
interventi salienti avvenuti in periodo di divieto generale dell’esercizio della caccia.

Il 6 maggio, a Berbenno in località Malanotte, è stato sorpreso e denunciato un individuo che, pur non essendo cacciatore e quindi sprovvisto di licenza di caccia, con il solo porto d’armi a uso sportivo, portava con se una carabina a canna rigata cal.270, di sua proprietà, con montata un ottica di puntamento e un proiettile a palla tenuto all’interno della giacca. Nella tasca vi era una torcia munita di estensore di accensione e di una calamita per la veloce applicazione alla canna del fucile. A questo soggetto dunque senza licenza, senza assicurazione e senza i dovuti versamenti, è stato contestato l’esercizio venatorio in periodo di divieto generale e il trasporto di armi comuni da sparo in luogo aperto al pubblico, con il contestuale sequestro dell’arma, del proiettile e della torcia munita di estensore di accensione.

Il 6 luglio, a Vigolo in località Col del Rone, si è proceduto all’identificazione di un soggetto a carico del quale si procedeva per il reato di esercizio della caccia in periodo di divieto generale di caccia, avendo quest’ultimo sparato a una femmina di cinghiale, tra l’altro tramite l’utilizzo di mezzi vietati quali “munizione spezzata”. Si è accertato altresì contestualmente che l’arma in disponibilità all’uomo veniva custodita in luogo diverso da quello denunciato.

Infine, il 6 settembre, a Casazza in località Fornace, è stato sorpreso un soggetto intento nell’attività vietata della pasturazione di selvaggina con alimenti quali pere, prugne e granoturco tipicamente utilizzati per il foraggiamento dei cinghiali. A seguito di ulteriori indagini a carico del suddetto individuo, si è appurato che deteneva un fucile flobert beretta cal. 8 in un luogo non solo diverso da quello riportato sulla denuncia delle armi ma non idoneo alla custodia di un arma in quanto aperto e accessibile a chiunque.

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