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Una delle zanne del Mammut sarà esposta al Museo “E. Caffi” di Città Alta a partire dalla prossima domenica 25 marzo.

Bergamo, 24/03/2017

Risale al 1905 il ritrovamento nell’area pianeggiante della bergamasca, in prossimità di Villa d’Almè, di reperti archeologici costituiti da zanne (lunghe circa 3,50 m), zampa e dente di Mammut nelle cave per l’estrazione di argilla del fondo lacustre per la produzione di Gres.

Il pachiderma Mammuthus primigenius (mammut), vissuto tra 15mila e 30mila anni fa, proveniva dal nord Europa e pascolava, abitualmente, nella zona del lago, ricca di vegetazione.

Le zanne furono conservate in precarie condizioni per parecchio tempo: quella sinistra, spezzata da oltre 60 anni fu unita da supporti in legno e ferro risalenti ai primi anni del XX secolo. La zanna destra invece, negli anni ’80 fu tolta dall’esposizione perché molto deteriorata . E per evitare ulteriori fratturazioni venne accuratamente avvolta in uno stretto bendaggio e collocata nel deposito.

«Le colonne portanti di ogni museo sono i laboratori di restauro e la tutela delle collezioni – ha sostenuto Nadia Ghisalberti, Assessore alla cultura del Comune di Bergamo. La dottoressa Paganoni ha fatto un lavoro straordinario – ha proseguito l’assessore – assieme ai suoi collaboratori Matteo Malzanni e Federico Confortini, tecnici preparatori e del conservatore Annalisa Aiello, che con il loro operato hanno dato un notevole contributo restituendo al museo e ai cittadini i preziosi reperti. Grazie anche al sostegno degli all’Associazione Amici del Museo e al supporto economico del Credito Bergamasco», ha concluso.

«Questo Museo è stato aperto al pubblico nel lontano 1918 – ha spiegato la dott. Anna Paganoni, Direttore dell’Istituto di Geologia e Paleontologia del Museo E. Caffi – e fonda le sue basi su raccolte scientifiche anche antecedenti a tale data. Agli inizi del XX secolo, a seguito di scafi effettuati nella bergamasca, per l’estrazione dell’argilla dalla quale si ricavava il Gres, a una profondità tra i 3, 7 e gli 11 metri, furono scoperti, a più riprese, reperti archeologici e paleontologici di grandi vertebrati e segni evidenti dell’attività dell’uomo nella zona. Oltre alle due zanne del Mammut che stiamo restaurando,sono stati ritrovati altri reperti: frammenti di vertebre, un parte dell’arto inferiore destro e un molare del medesimo animale. Quest’ultimo, di cui disponiamo i reperti, era di sesso maschile e visse, secondo i nostri calcoli, circa 15mila 30mila anni fa, ma non abbiamo la certezza assoluta. Tale esemplare proboscidato – ha proseguito Paganoni – arrivò nel nostro Paese proveniente dalla Russia, e si stabilì fino e non oltre all’Italia centrale, infatti più a Sud della Campania non vi è stato alcun ritrovamento di reperti. Gli ultimi Mammut risalgono a circa 5 mila anni fa nell’età del bronzo. Quelli che vivevano nella bergamasca si nutrivano di grandi quantità di vegetazione vista la mole enorme di questi esemplari: misuravano circa 3 metri e mezzo di altezza dal garrese. Quando nell’anno 1983, le zanne in questione pervennero al nostro Museo erano in condizioni di deterioramento e li mettemmo subito in un contenitore che ha permesso di conservarle fino ad oggi.»

«Per noi il recupero dei due referti è oggetto di grande soddisfazione – ha commentato Giorgio Perolari, Presidente dell’Associazione Amici del museo – in quanto, da parecchi anni, sono rimasti chiusi nel deposito. Quando ci vengono sottoposti dei progetti noi li vagliamo e condividiamo e, una volta finanziati – ha continuato Perolari – vigiliamo attentamente affinché i lavori vengano eseguiti in perfetta regola d’arte per mantenere la fiducia dei nostri soci e sostenitori. Dobbiamo dire grazie soprattutto alla generosità di questi ultimi – ha concluso il presidente – e anche al Credito Bergamasco che qui è rappresentato dal rag. Alessandro Guerini.»

Il restauro della prima zanna, quella sinistra, è stato ultimato lo scorso anno. I lavori hanno comportato la pulizia dalle antiche patine, pulitura dai materiali di restauro, trattamenti di consolidamento, tamponamento delle parti mancanti e colorazione delle integrazioni.

La seconda zanna, quella destra, verrà restaurata nel corso di quest’anno.

«Quando l’Associazione del Museo si rivolse a noi , mi sembra nel 2015, per questo progetto di restauro – ha ammesso il rag. Alessandro Guerini del Credito Bergamasco – anche se non eravamo abituati a questo genere di richieste, in quanto noi ci siamo interessati sempre di restauri di opere d’arte e architettura, la proposta ci sembrò interessante, soprattutto perché il restauro sarebbe stato eseguito all’interno del museo di Bergamo e, quindi, ritenemmo importante fare lavorare operatori locali che avessero messo a disposizione dei visitatori delle eccellenze museali bergamasche. Anche se all’inizio fummo un po’ scettici – ha concluso Guerini – questa fu la ragione che ci convinse di dare il nostro sostegno a tale progetto.»

I visitatori potranno accedere al museo “E. Caffi” e ammirare, in anteprima, questo tesoro di archeologia locale in gruppi di 10 persone per volta, a partire dalla prossima domenica 26 marzo.

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