4 milioni di euro di redditi percepiti, non dichiarati, e oltre 800 mila euro l’imposta evasa.
Questi i risultati di un’inchiesta eseguita dalla Guardia di Finanza segusina nei confronti di centinaia di colf e badanti a partire dall’inizio di quest’anno fino ad oggi.
Torino, 30 agosto 2019 – Tutti i soggetti controllati sono risultati essere evasori totali in quanto hanno omesso di presentare le dichiarazioni, così come prevede la normativa poiché ogni soggetto è tenuto a dichiarare i propri redditi anche se non ne consegue alcun debito di imposta.
Elemento scatenante, che ha attirato l’attenzione delle Fiamme Gialle di Susa su tale fenomeno, sono state proprio le segnalazioni che pervengono, quotidianamente, da parte dei vari Reparti dei Finanzieri operanti ai valichi di confine nazionali, in particolare, quelle inviate dalla Compagnia di Caselle Torinese, nell’ambito dell’attività finalizzata al monitoraggio dei flussi di capitali in entrata ed in uscita dallo Stato secondo la normativa vigente sull’uso del denaro contante.
Si è così avuto modo di verificare, in concreto, come il soggetto segnalato, in uscita dallo Stato e recante con sé significative somme di denaro contante (spesso entro i limiti consentiti ovvero dieci mila euro), percepisse redditi derivanti da lavoro domestico subordinato senza versare le imposte dovute. Successivamente a questa preliminare analisi, l’INPS ha provveduto a trasmettere ai militari della Compagnia di Susa un elenco dei datori di lavoro che hanno regolarmente provveduto agli obblighi contributivi, tramite i quali si è risaliti al lavoratore domestico.
Altro elemento caratterizzante il servizio è stato l’analisi delle risultanze derivate dai costanti controlli effettuati dalla Guardia di Finanza agli operatori “Money Transfer”; infatti, molte delle somme trasferite all’estero derivavano proprio dal lavoro domestico prestato e per il quale non veniva pagata alcun tipo di imposta.
I militari della Compagnia di Susa, inoltre, hanno scoperto, nel corso delle indagini, che molti dei lavoratori domestici controllati non solo avevano “nascosto” al fisco i propri redditi, ma avevano addirittura fatto richiesta di agevolazioni per la fruizione di prestazioni o servizi sociali e assistenziali, come ad esempio agevolazioni per l’iscrizione a scuola dei figli o all’università, per il servizio mensa o per la richiesta dell’esenzione del ticket sanitario.
Con tale modo di agire, i lavoratori domestici non solo frodavano lo Stato, ma toglievano il beneficio a chi veramente spettava.
La tutela delle risorse dello Stato e il contrasto alle frodi alla pubblica amministrazione sono compiti prioritari per la Guardia di Finanza, che tutela i cittadini onesti e sanziona quelli che invece arrecano danni all’economia, facendo lievitare i costi dei servizi pubblici.