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La mostra, organizzata da Isrec, Università  di Bergamo e Fondazione Fossoli resterà in esposizione  al Chiostro di Sant’Agostino, a Città  Alta,  fino al 17 febbraio.

Nella giornata odierna si è tenuta inoltre la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore ai sopravvissuti agli orrori del Nazismo da parte del Prefetto della provincia di Bergamo, Elisabetta Margiacchi.

Bergamo, 27 gennaio 2020 Si è inaugurata oggi, in occasione della Giornata della Memoria, la mostra “Frida e le altre – Storie di donne, storia di guerra: Fossoli 1944” alla presenza di Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli studi di Bergamo; Paolo Buonanno, prorettore alla comunicazione istituzionale della stessa Università; Elisabetta Margiacchi, prefetto di Bergamo ed Elisabetta Ruffini, direttrice del locale Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea e curatrice della mostra, prodotta dalla Fondazione Fossoli.

L’esposizione, che resterà allestita fino al 17 febbraio 2020 presso il chiostro di Sant’Agostino dell’Ateneo, racconta la storia di donne eccezionali che hanno affrontato  le avversità della guerra, la scomparsa dei propri cari e contribuito alla resistenza. Una prospettiva tutta al femminile, umana, toccante, ma al contempo, dimostrazione di grande forza e coraggio. Due i profili femminili legati alla storia della provincia di Bergamo, quello di Rachela Lea Stern Manas, arrestata a Treviglio e scomparsa tra gli orrori di Auschwitz e quello di Lidia Minardi, figlia di Luigi, antifascista e tra i primi a organizzare la Resistenza a Bergamo.

«Anche  le donne hanno avuto un ruolo  importante nella Resistenza», ha sottolineato Elisabetta Ruffini.«Mi viene in mente Lidia Minardi il cui padre, fervente antifascista, fu rinchiuso nel  carcere di Sant’Agata, dove, anche se picchiato a sangue, scriveva alla sua famiglia che andava tutto bene, tranquillizzandola. Lidia sia dentro la scuola, in via dei Cappuccini, sia fuori riusciva a parlare di antifascismo, della dignità  delle donne, del loro lavoro e delle proprie idee.»

«Non dimenticare ma soprattutto ricordare, giorno dopo giorno lo scempio a cui ha assistito l’umanità in quegli anni e a cui assiste tutt’oggi in alcune parti del mondo senza fare nulla», ha dichiarato Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università degli studi di Bergamo. «Questo è ciò che ci chiede la Giornata della Memoria: non smettere mai di indignarci e riflettere costantemente sul valore delle differenze. Le Università luoghi di conoscenza, di scambio di opinioni e di esperienze. Qui, in questo laboratorio che forma menti critiche», ha proseguito il rettore, “dobbiamo promuovere coraggio, idee pacifiche e biasimare l’odio e l’indifferenza, come ci ha insegnato la Senatrice Liliana Segre durante il suo intervento in occasione del conferimento da parte dell’Ateneo del Dottorato honoris causa», ha concluso.

Una giornata di riflessione dunque ma anche l’opportunità di ricordare tutti coloro che, deportati e internati nei lager nazisti, non fecero più ritorno a casa.

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