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Condividere un percorso integrato e trasparente al fine di ripartire in sicurezza: questo l’obiettivo dell’incontro di ieri tra i vertici dell’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo e quelli delle Associazioni che rappresentano le RSA sul territorio della provincia di Bergamo per la fase 2 post coronavirus nelle residenze sociosanitarie per gli anziani.

 

 

Bergamo, 17 giugno 2020 – Il direttore socio sanitario di ATS, Giuseppe Matozzo (in foto), ha illustrato nel dettaglio i contenuti del nuovo provvedimento regionale adottato con DGR 3226 del 6 giugno, sintetizzando i principali aspetti dell’allegato A, con particolare attenzione ai compiti assegnati all’ATS e ai gestori sociosanitari.

Non attuabile un presidio diretto di controllo

Le Associazioni delle RSA hanno evidenziato che nessuna Unità di Offerta si assumerà la responsabilità di garantire la sorveglianza nel periodo di isolamento, in quanto non è attuabile un presidio diretto di controllo che non sarebbe superabile nemmeno da un patto di corresponsabilità. Non si riscontrano invece difficoltà rispetto all’esecuzione da parte delle RSA dei test sierologici e dei tamponi nasofaringei.

Predisposizione del Piano Organizzativo gestionale 

Sempre per le Associazioni devono essere indicate prioritariamente le strutture sanitarie di riferimento, che costituiscono il prerequisto per l’attivazione del processo di ingresso e la predisposizione del Piano Organizzativo gestionale (POG) e delle relative procedure.

Tavolo di lavoro comune dei direttori sociosanitari delle ASST 

L’Agenzia di Tutela della Salute supporterà la fase di predisposizione di tutti i documenti necessari alla ripartenza. Tra l’altro è stato istituito un tavolo di lavoro comune fra i direttori sociosanitari delle ASST per la condivisione e l’attuazione del provvedimento regionale per quanto di competenza delle Aziende socio sanitarie territoriali. Infine è previsto un confronto con gli uffici regionali per chiarire e dirimere le questioni ancora aperte che necessitano di approfondimento.

Piccole RSA presentano difficoltà economiche e rischiano di chiudere 

L’incontro ha portato anche a evidenziare due aspetti. Da un lato sul territorio ci sono, tra la cittadinanza, situazioni assai critiche per le quali l’inserimento in RSA costituirebbe una risposta immediata. Dall’altro alcune strutture presentano difficoltà economiche, in particolare quelle più piccole, che rischiano di chiudere perché non più in grado di sostenere economicamente il servizio. A tal fine sono già state attivate in alcune situazioni misure eccezionali, tra cui il ricorso alla cassa integrazione e la revoca del piano ferie per il personale.

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