Reti ospedaliere e territoriali in territorio lombardo. Le discussioni in corso vedono protagoniste Valtellina e Val Brembana
24 luglio 2020 – Grazie alla diffusione di notizie dei giornali è emerso che, negli ultimi giorni, nel zone di montagna, soprattutto in Valtellina e Val Brembana, sono in corso varie discussioni che hanno come maggior argomento il ruolo degli ospedali nel territorio.
I primi che si schierano per il miglioramento del funzionamento attuale delle strutture cliniche sono infatti i sindaci, soprattutto quelli dei comuni vicini, a cui si aggiungono anche i consiglieri regionali, che a volte, si preoccupano di più dei voti piuttosto che dello status della sanità.
Con la fuori uscita di questi problemi, ANAAO-ASSOMED Lombardia, sindacato generalistra e autorevole, ha visto l’occasione di riportare in primo piano il più vasto tema della rete ospedaliera e territoriale lombarda, non disgiunta dalla rete per l’emergenza/urgenza, soprattutto dopo lo tsunami del COVID e le prese di posizione di politici di maggioranza e opposizione.
Secondo ANAAO-ASSOMED LOMBARDIA è giunto il momento di cambiare
Il sistema lombardo è fermo da circa 25 anni, da quando cioè la riforma Formigoni ha reso possibile la competizione pubblico-pubblico e pubblico-privato. Su questa scelta ANAAO Lombardia ha sempre, anche recentemente, espresso perplessità perché competizione e libera scelta, cardini della riforma, collidono in maniera stridente con i temi della programmazione, della rilevazione dei bisogni della popolazione e dei fabbisogni delle strutture. In questo contesto è bene che tutti sappiano che avere un ospedale sotto casa (o davanti al proprio comune) non necessariamente è garanzia di diagnosi e cura, soprattutto quando si parla di emergenza/urgenza.
Nello specifico, è meglio avere un DEA di I o II livello dotato di competenze, tecnologia e prontezza di risposta a qualche decina di chilometri, piuttosto che un Pronto Soccorso sotto casa con bassi volumi, che a volte implica limitate specialità, competenze e assenza di tecnologie costose tipicamente dedicate ai presidi con elevati volumi. È venuto quindi il momento di cambiare e cambiare in meglio non significa riportare le lancette degli orologiagli anni Settanta e Ottanta ignorando l’abisso tecnologico che separa il sistema sanitario regionale daquegli anni.
A cosa si mira
La rete che ANAAO immagina non riguarda solo le zone di montagna ma tutta la regione. Paradossalmente, infatti, sono le zone di pianura quelle che maggiormente hanno bisogno di una rivisitazione dei ruoli e delle competenze delle strutture.
Lo sviluppo della rete futura, ovvero, quella di cui il sistema sanitario lombardo ha veramente bisogno, prevede la sicurezza delle cure per pazienti e medici, così come previsto dalla legge, e l’efficienza delle risposte. Questo tipo di rete è fatto di centri ad alti e medi volumi, strettamente connessi con quelli a bassi volumi, di diagnosi sempre più precise sul territorio, di interazioni sempre più performanti grazie alle nuove tecnologie e di trasporti efficienti su gomma e via aria, non è, infatti, vagheggiando il ripristino di condizioni irripetibili, perché irreali, che si garantisce la sicurezza delle cure, l’adeguatezza degli organici, la professionalità e la competenza di tutti i dirigenti medici e sanitari.
Se si valutassero con precisione le condizioni in cui molti presidi sono nati e hanno operato, nel bene e nel male, per decenni, si vedrebbe che queste condizioni non ci sono e non potranno più esserci. Un sindacato responsabile, fatto da medici, biologi, fisici e dirigenti sanitari, non può sottacere che i pazienti sono curati bene e in modo sicuro solo se i professionisti lavorano in ambiente protetto e possiedono le professionalità e le tecnologie ideali allo scopo. È venuto quindi il momento di cambiare e cambiare in meglio non significa riportare le lancette degli orologi agli anni Settanta e Ottanta ignorando l’abisso tecnologico che separa il sistema sanitario regionale da quegli anni.