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Sinergica operazione di microchirurgia orale, al Papa Giovanni XXIII, eseguita da otorino e chirurgo plastico per ricostruire la lingua a un paziente dopo l’asportazione di un tumore. Sono già sei i casi trattati con successo nell’ultimo anno e mezzo. L’ultimo dei quali in piena emergenza coronavirus.

Bergamo, 28 luglio 2020 – Il 19 febbraio scorso, in una camera di degenza della Otorinolaringoiatria del Papa Giovanni XXIII, è stato ricoverato S.G., 64 anni, pensionato e residente in provincia di Bergamo.

Parte della lingua sostituita con un lembo di tessuto della coscia

Ha appena subito una complessa operazione di microchirurgia ricostruttiva a causa di un raro tumore alla bocca: una parte della sua lingua è stata asportata. Il pezzo mancante dell’organo è stato sostituito con un lembo di tessuto prelevato dalla sua coscia.

Per S.G. ora il peggio è passato. Il paziente è  stato dimesso lo scorso 6 marzo, periodo in cui nella bergamasca la diffusione dell’epidemia da Covid-19 era in crescita esponenziale. L’ospedale in cui ha trascorso la degenza non era più ormai quello che lo aveva accolto solo due settimane prima.

La cronologia dei fatti 

Per S.G., tutto ha avuto inizio a fine novembre 2019 con un fastidio, come un bruciore nella parte posteriore sinistra della lingua, lo convince a rivolgersi al medico. La diagnosi iniziale  stabilita dal  medico, è stata quella di un’infiammazione per il trattamento della quale gli è  stato consigliato un collutorio che, a dire del paziente, non ha sortito gli effetti sperati.

La Risonanza Magnetica rivela un tumore

A questo punto, S.G., pensa che il suo disturbo sia legato alle gengive o a un ascesso. Si sottopone a visita odontoiatrica e il dentista rivela invece la presenza di un nodulo e lo indirizza alla Stomatologia del Papa Giovanni. Subito viene coinvolta l’Otorinolaringoiatria che prescrive al paziente un approfondimento diagnostico: una biopsia col prelievo di una piccola porzione di lingua e una Risonanza Magnetica per valutare la situazione dei tessuti e dei linfonodi del collo. La diagnosi arriva a gennaio. Il tumore alla lingua è un carcinoma (rappresenta circa il 2% di tutti i tumori diagnosticati in Italia ogni anno). La sua incidenza è di 8-10 casi su 100.000 abitanti.

5 ore dura l’intervento complesso di microchirurgia

Per S.G. viene fissato il ricovero e la sala operatoria per il 19 febbraio. L’operazione dura più di 5 ore. E’ un intervento di microchirurgia particolarmente complesso, al pari del suo nome: emipelviglossectomia. 

Una diagnosi tempestiva in questi casi è fondamentale. L’intervento chirurgico va fatto il prima possibile. E’ un’operazione che si svolge in sincrono tra specialisti di diverse discipline chirurgiche – spiega Giovanni Danesi (in foto), Otorinolaringoiatra all’Università di Trieste e direttore del Dipartimento delle Neuroscienze e dell’Unità di Otorinolaringoiatria dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. L’otorino asporta la porzione di lingua colpita dal carcinoma e consensualmente svuota i linfonodi del collo, per ridurre il rischio che il tumore si diffonda con metastasi ai linfonodi stessi. In contemporanea il chirurgo plastico si prepara per la ricostruzione”.

Per ricostruire le parti mancanti della lingua – sottolinea Pier Paolo Bonfirraro (in foto), chirurgo plastico responsabile dell’Unità di Microchirurgia ricostruttiva – utilizziamo un lembo prelevato dalla superficie laterale della coscia, sulla quale resterà poi solo una cicatrice.”

Grazie al microscopio operatorio, i vasi sanguigni di questa porzione di tessuto prelevato dalla coscia, del calibro di 1-2 millimetri, vengono suturati ai vasi del collo per rivascolarizzare l’innesto e renderlo autonomo –  continua  Bonfirraro -. Successivamente il lembo di ricostruzione viene modellato per adattarsi perfettamente alla parte di lingua asportata, per una ricostruzione il più possibile simile alla situazione originaria.” 

Si tratta di interventi chirurgici poco frequenti – aggiunge Bonfirraro – ma estremamente delicati. Per il paziente la ricostruzione è fondamentale per assolvere ad attività funzionali quotidiane come parlare, mangiare, deglutire. Attività che, oltre a permettere il prosieguo della terapia post-operatoria senza traumi, hanno anche un risvolto relazionale non indifferente”.

L’intervista al paziente operato

A soli quattro mesi dalle sue dimissioni, S.G. parla distintamente. “Se non comunico sto male – confessa in un’intervista telefonica -. Sono sempre stato abituato a parlare, anche per lavoro. Da quando l’emergenza covid-19 è passata mi sono già sottoposto a due visite di controllo. Non ho problemi di deglutizione. La voce e la dizione le sento mie. Sto però seguendo un percorso con un logopedista, sempre al Papa Giovanni. Devo perfezionare la masticazione e lavorare su alcune singole parole. Il consiglio che mi sento di dare a tutti, da ex-fumatore, è di abbandonare subito la sigaretta”.

Fattori di rischio della cavità  orale dei fumatori

Come per tutti i tumori del cavo orale, anche per quello alla lingua sono fattori di rischio il fumo di sigaretta, il consumo di alcol e traumi interni alla bocca. Il tumore alla lingua può presentarsi con una macchia oppure con una lesione che non guarisce. Spesso si sente un dolore, anche lieve, e cattivo sapore in gola.

Sesta operazione eseguita al Papa Giovanni XXIII

S.G. è stato il sesto paziente a sottoporsi a questo tipo di operazione al Papa  Giovanni nell’ultimo anno e mezzo. Per tutti l’esito è stato positivo. 

La presenza di un’esperienza clinica così variegata ci permette di aprire percorsi diagnostici e terapeutici all’avanguardia per ridurre al minimo le disabilità dei pazienti affetti da questi tumori – afferma Fabio Pezzoli (in foto), direttore sanitario dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Anche patologie non certo frequenti, come le neoplasie del cavo orale, sono affrontate con un approccio clinico a 360 gradi.”  “Per la fase diagnostica e per l’intervento – prosegue – ci avvaliamo della competenza multidisciplinare di oncologi, otorinolaringoiatri e chirurghi plastici. Sempre grazie a queste figure seguiamo il paziente, che può contare su competenze di assoluto valore nel decorso post-operatorio e riabilitativo insieme a logopedisti e terapisti del dolore,” conclude il direttore sanitario.

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