Regione Lombardia ha approvato il riparto dei 60 milioni di euro che finanziano il Fondo Sociale Regionale per il 2020, il Fondo che finanzia, congiuntamente alle risorse proprie dei Comuni, le azioni e gli interventi previsti nella programmazione sociale dei Piani di Zona. Per gli ambiti territoriali della provincia di Bergamo sono in arrivo quasi sei milioni di euro.
Bergamo, 16 ottobre 2020 – Dei 60 milioni per il 2020, 54 sono finalizzati al finanziamento delle attività svolte nelle aree Anziani, Disabili, Minori e Famiglia, mentre 6 milioni costituiscono la cosiddetta ‘Quota aggiuntiva Covid-19’ e serviranno a sostenere le unità d’offerta per la prima infanzia che hanno dovuto sospendere l’attività a causa della pandemia (si tratta quindi di Asili nido, Micronidi, Nidi famiglia e Centri prima infanzia).
Richiesta di Regione Lombardia di impegno dei sistemi sociali a garantire risposte appropriate ai bisogni
Provvedimenti specifici verranno adottati, in tal senso, anche per le strutture diurne e semiresidenziali per persone con disabilità, che analogamente hanno dovuto sospendere o ridurre le attività.
Regione, nel condividere i criteri di riparto e le modalità di utilizzo delle risorse, chiede espressamente che i sistemi sociali locali si impegnino a garantire risposte appropriate ai bisogni, ponendo particolare attenzione alle persone più fragili e ridefinendo ed adattando servizi e prestazioni.
Interventi a sostegno delle fragilità familiari e personali
Agli Ambiti Territoriali della provincia di Bergamo, come anticipato, sono destinati complessivamente quasi 6 milioni (5.971.656, 62 euro): le 14 Assemblee dei Sindaci, raccordandosi con ATS Bergamo, definiranno a loro volta i criteri di utilizzo delle risorse anche al fine di attuare una reale integrazione delle politiche sociali, coordinando gli interventi a sostegno delle fragilità familiari e personali, siano esse sociali, sociosanitarie o economiche. In tal senso, Regione ribadisce la richiesta di sviluppare azioni di integrazione con gli altri Fondi che finanziano i servizi territoriali, ovvero: il Fondo nazionale per le politiche sociali, il Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, il Fondo per le non autosufficienze, quello per il «Dopo di noi» e il Fondo nazionale a sostegno del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino ai sei anni.
Finanziamento in materia di vigilanza e controllo
Si aggiungono, a favore dei Comuni della provincia di Bergamo, anche 92.854 euro frutto del riparto tra ATS ed Ambiti Territoriali/distrettuali del Fondo Regionale per l’anno 2020 per il finanziamento delle funzioni trasferite in materia di vigilanza e controllo per la verifica dei requisiti di esercizio e di accreditamento delle strutture socio-assistenziali.
Le dichiarazioni
Giuseppe Matozzo (in foto), direttore sociosanitario ATS Bergamo: “Il Fondo Sociale Regionale andrà impiegato, come sempre, per il sostegno agli interventi e alle unità di offerta sociali, nonché per contribuire al sostegno dei bisogni delle famiglie ed eventualmente alla riduzione delle rette degli utenti – spiega Matozzo– .
“ATS, attraverso la Cabina di Regia istituita secondo quanto previsto dalla Legge regionale di riforma del servizio sociosanitario, – prosegue – si raccorderà con le Assemblee dei Sindaci degli Ambiti distrettuali per la definizione e l’approvazione dei criteri di utilizzo di queste risorse.”
“Questo processo sarà accompagnato da un’attenta lettura dei bisogni del territorio e dalla successiva condivisione di un avviso ad evidenza pubblica per la raccolta di richieste di contributo da parte degli Enti gestori, pubblici e privati, delle strutture sociali.” “L’impegno di ATS prosegue, con assiduità, accanto ai Comuni con l’obiettivo prioritario di adattarsi ai bisogni emergenti per affrontare, con prontezza, potenziali criticità,” aggiunge il direttore sociosanitario.
Marcella Messina (in foto), presidente del Consiglio di rappresentanza dei sindaci: “Il 2020 ha purtroppo aggiunto, alle fragilità già note ai Servizi Sociali – sottolinea – anche tutta una serie di nuove problematiche causate dal Covid: persone sole, anziani e disabili impossibilitati a frequentare i servizi diurni e semiresidenziali, famiglie senza lavoro, difficoltà di conciliare le necessità familiari con quelle lavorative, solo per citarne alcune…” “Ho appreso quindi con favore della cosiddetta “Quota Covid” – continua – destinata alle strutture per la prima infanzia che, più di tutte, hanno subito il peso del lockdown. Le perdite subite hanno lasciato dei segni profondi nella comunità che ora teme con crescente ansia l’arrivo di una seconda ondata, che sembra farsi ogni giorno più concreta. I Servizi Sociali – conclude la presidente – sono quindi ora chiamati, più che mai, a comprendere i bisogni e fornire risposte integrate ed inclusive.”