Nell’azienda manifatturiera con sede a Adrara San Martino (BG), le Fiamme Gialle hanno scoperto che uno dei 17 lavoratori irregolari era anche clandestino.
Bergamo, 3 agosto 2017
17 lavoratori in nero sono stati scoperti dalle Fiamme Gialle della Brigata di Sarnico all’interno di un capannone di un’azienda ubicato in Adrara San Martino (BG), operante nel settore della lavorazione della gomma, con sede legale a Sirmione (BS).
I finanzieri hanno poi effettuato i riscontri documentali per accertare il rispetto degli obblighi fiscali e contributivi, dai quali è emerso che 8 dei 17 lavoratori erano sprovvisti del contratto d’assunzione e mancava inoltre la comunicazione preventiva che il datore di lavoro avrebbe dovuto inoltrare agli Enti preposti, all’atto della stesura del rapporto di lavoro.
Uno di essi è risultato anche clandestino, ovvero privo di permesso di soggiorno e, dopo essere stato accompagnato in Questura per i previsti rilievi, è stato denunciato per il reato di clandestinità e nei suoi confronti è stata avviata la procedura per l’espulsione.
Il legale rappresentante dell’azienda di Moniga del Garda (BS), è stato segnalato alla Procura della Repubblica c/o il Tribunale di Bergamo per aver occupato un lavoratore straniero clandestino.
A seguito degli elementi raccolti nella fase preliminare dell’intervento e all’analisi dei documenti rinvenuti nella sede dell’azienda, i militari hanno poi scoperto altre 18 persone che lavoravano totalmente “in nero” per conto dell’azienda, presso le proprie abitazioni di Viadanica, Villongo, Adrara San Rocco (BG), Capriolo, Coccaglio, Rovato e Palazzolo sull’Oglio (BS). Dalle indagini ispettive è anche emerso che tali lavoratori venivano pagati in base al numero di pezzi lavorati: impiegavano la loro opera fino a 10/12 ore al giorno, sette giorni su sette, per arrivare a guadagnare un massimo di 400 euro al mese (poco più di un euro l’ora…).
Nei confronti dell’azienda sono state irrogate, ai sensi del D. Lgs. 151/2015, sanzioni per complessivi 84.100 euro, ed è stato disposto l’obbligo di regolarizzare i lavoratori per l’intero periodo di lavoro prestato “in nero”, con il pagamento dei relativi contributi evasi. Anche l‘Ispettorato Territoriale del Lavoro di Bergamo ha – senza indugio – emesso un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale (che scatta quando l’impiego di personale “in nero” è superiore al 20% del totale dei lavoratori), che è stato successivamente revocato a seguito del pagamento delle sanzioni ed alla regolarizzazione dei lavoratori. L’attività in questione, svolta dalla Guardia di Finanza, rientra nel contrasto al “lavoro sommerso ” per evitare lo sfruttamento dei lavoratori e tutelare gli imprenditori che agiscono nel rispetto delle regole, i quali subiscono una concorrenza sleale da chi opera irregolarmente che può, in tal modo, offrire merci e prestazioni a prezzi inferiori.