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Incontro all’Università di Bergamo sul  fenomeno del cibo a base di insetti, divenuto oggetto di interesse a livello mondiale.

Bergamo, 17 marzo 2023 – Si è svolta, questa mattina, presso l’Università di Bergamo, la conferenza sul tema: “Cibi a base di insetti: cosa ne pensano i  consumatori?”, organizzata da alcuni ricercatori dell’Ateneo che portano avanti la ricerca “Insect Food e Consumatori” per conoscere i sentimenti dei consumatori italiani in tema di cibi a base di insetti.

Sono intervenuti all’incontro Giovanni Malanchini, consigliere di Regione Lombardia; Steven Barbosa, pubblicato affairs manager di Ipiff- International Platform of Insects for Food and Feed; Carlotta Totaro Fila, founder di Alia Insect Farm; Daniela Andreini, docente e prorettrice con delega all’Innovazione di UniBg; Giuseppe Pedeliento, docente di UniBg; Riccardo Valesi, ricercatore di UniBg.

L’indagine dei ricercatori 

L’indagine,  messa in  atto dai ricercatori, esplora il sentiment dei consumatori e sfata falsi miti aprendo importanti riflessioni, sebbene l’entomofagia (consumo di cibi a base di insetti), sia oggetto di crescente mondiale.

La normativa europea

Con l’entrata in vigore, nel 2018, della normativa  europea  (Reg UE 2015/2283) che dà  il via libera al consumo alimentare di insetti e l’appartenenza di essi alla categoria “Novel Food” e la possibilità  di allevare e immettere sul mercato insetti e farine derivate, il settore è  cresciuto notevolmente e si stima un valore di 82 milioni di dollari del 2018 ai 261 milioni previsti per il 2023, aprendo varie opportunità  per le industrie e posti di lavoro. 

Un settore sempre in crescita

Gli investimenti hanno superato quota 1 miliardi di euro e si stima che toccheranno, nel prossimo 2025, i tre miliardi di euro. Per non parlare poi dell’enorme incremento di posti di lavoro: nel 2030 si stima che gli impiegati del settore raggiungeranno il numero di 30 mila unità.

Cosa ne pensano gli italiani

In Italia,  la disponibilità ad acþquistare o assaggiare cibi a base di insetti è ridotta rispetto a Paesi come Olanda e Belgio, che consumano prodotti a base di tali cibi da parecchio tempo. Ben due italiani su tre, circa il 70%, evidenzia, addirittura,  una riluttanza per il “Novel Food”.

Le dichiarazioni

Il cibo non è solo un prodotto di consumo – spiega Giovanni Malanchini (in foto) – ma ha la caratteristica innata di saper abbracciare al suo interno gli elementi della storia, della cultura, del territorio e della salute. C’è poi un aspetto egoistico nel cibo: mangiare bene fa star bene. Ringrazio l’Università di Bergamo per la ricerca condotta relativamente al tema del consumo alimentare di insetti – prosegue  Malanchini  – in quanto evidenzia, ancor di più quanto il cibo sia collegato alla dimensione e del contesto  culturale in cui è inserito.”

“I risultati dell’indagine – dichiara Steven Barbosa (in foto) – sono un riferimento utilissimo per tutto il comparto. Attualmente la maggior parte delle imprese  in Europa che si occupano di novel food a base di insetti commestibili (circa il 36%) è  coinvolta solo nella lavorazione e finale degli insetti. Il 28%, invece – continua Barbosa – si occupa di tutte le fasi  della produzione (dell’allevamento alla commercializzazione).”

” Da sempre in Europa e, anche in Italia – commenta Carlotta Totaro Fila (in foto) – sono stati introdotti ‘nuovi alimenti’  che poi sono diventati parte integrante  della dieta mediterranea. Il settore degli insetti commestibili – prosegue – può essere un’opportunità  per innovare  il settore e per creare valore nella filiera agroalimentare dei novel food made in Italy. Introducendo la polvere di grillo nelle categorie di uso comune nelle percentuali co sentire dai Regolamenti di attuazione, come pane, pasta, pizza ecc., potremmo aggiungere i benefici nutrizionali  di questa materia. Etichettati in modo trasparente, i novel food – aggiunge – contenenti polvere di grillo saranno non una scelta in più  per il consumatore, alla ricerca di innovazione. Inoltre, questi alimenti hanno tutte le carte in regola per contribuire non solo al benessere del consumatore, ma anche a quello del Pianeta,” conclude Carlotta Totaro Elia.

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