Nuova figura di volontario al Pronto Soccorso dell’ospedale di Bergamo per il supporto all’utenza.
Bergamo, 20 luglio 2023 – Nella sala d’attesa del Pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è presente, da alcune settimane, la figura di un volontario delle associazioni, per offrire indicazioni, orientamento e supporto all’utenza e ai familiari. È la fase sperimentale di un nuovo progetto che, a regime, prevede l’alternanza in Pronto soccorso di oltre 20 volontari su più turni, dalle 10 alle 21 tutti i giorni feriali e festivi.
Compiti del volontario del Pronto Soccorso
Ad aderire al nuovo progetto della ASST Papa Giovanni XXIII sono state ACP Associazione Cure Palliative Odv ed AVO Associazione Volontari Ospedalieri Odv di Bergamo. Il compito dei volontari è quello di orientare l’utenza, offrendo indicazioni utili per agevolare le procedure di accettazione al triage, orientando tra sportello CUP amministrativo e sportello triage ed aiutando ad interpretare le informazioni sui tempi di attesa fornite dai monitor presenti in sala accoglienza. Concluse le operazioni di triage, il volontario può accompagnare l’utente al Pronto soccorso pediatrico, oculistico o ginecologico. Più in generale il volontario offre sostegno durante l’attesa, cura il dialogo con l’utente e intercetta le sue necessità, con l’obiettivo di alleviare il possibile disagio. Il volontario può provvedere direttamente a risolvere alcune necessità pratiche, ad esempio fornendo una carrozzina agli utenti che ne abbiano bisogno.
Supporto verso i familiari dell’utente
Il supporto si estende anche ai familiari. Il volontario può essere un tramite tra l’utente e il familiare, per la consegna ad esempio di effetti personali e può agevolare il rapporto tra il familiare ed il personale sanitario, ad esempio per il passaggio di informazioni o per l’accompagnamento del familiare stesso nelle aree interne del Pronto soccorso, quando ve ne sia la necessità e su indicazione del personale sanitario.
Formazione dei volontari
I dettagli del progetto sono stati resi noti nei mesi scorsi, d’intesa con le due associazioni coinvolte, dall’Ufficio Relazioni con il pubblico, dalla Direzione Aziendale delle Professioni Sanitarie e Sociali e dal personale medico ed infermieristico del Centro Emergenza di Alta Specializzazione. Tutti i volontari sono stati formati sull’organizzazione dei percorsi logistici e clinici e sugli spazi. Indicazioni sono state fornite sul rispetto delle regole di comportamento richieste per il rispetto della privacy, per la prevenzione delle infezioni ospedaliere e per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
La dichiarazione di Stasi
“Il nostro Pronto soccorso – ha spiegato Maria Beatrice Stasi (in foto), direttore generale dell’ASST Papa Giovani XXIII – si fa carico in media di 300 pazienti ogni giorno. Questo afflusso è dovuto in gran parte dalla fiducia dell’utenza nell’affidabilità e nell’esperienza dei nostri specialisti e nel servizio che prestiamo. La maggioranza dei pazienti che si presentano in Pronto soccorso – ha proseguito – deve dare la precedenza ai casi più gravi che arrivano dalla rete dell’emergenza urgenza. Questo nuovo progetto punta a supportare l’utenza in tutte quelle necessità che si vengono a creare prima della visita e degli esami. L’aiuto delle associazioni ci permette di sollevare medici e infermieri da incombenze non strettamente cliniche – ha aggiunto Stasi -. Ancora una volta il mondo del terzo settore e le associazioni, che ringrazio, si mettono al servizio di un obiettivo comune, per intercettare e dare risposte ai bisogni dell’utenza cui i nostri operatori si dedicano con impegno e instancabile energia.”
Il problema dei Pronto Soccorso lombardi
Secondo il Sindacato medici Anaao-Assomed il problema dei Pronto Soccorso sta a monte, ovvero mancano medici e infermieri, infatti un nostro lettore, due mesi fa, ci ha inviato una lettera per denunciare un episodio clamoroso avvenuto al Pronto Soccorso del Papa Giovanni, dove la figlia, colpita da un’embolia, è stata tenuta per sette ore in una barella nella stanzetta adiacente al Pronto soccorso e poi ha trascorso tutta la notte, fino alle 11 del giorno successivo, nella stessa barella senza acqua né cibo. Ciò – a dire del nostro lettore – non è degno di una struttura del calibro del Papa Giovanni XXIII di Bergamo, il problema – secondo lui – sta nella cattiva organizzazione della Sanità di Regione Lombardia.