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Incontro con  Rolando Politi in Provincia,  organizzato da Romina Russo, Consigliera provinciale con delega alla Cultura; Juri Imeri, Sindaco di Treviglio ed Elisabetta Ruffini, Direttrice dell’ISREC di  Bergamo.

Bergamo, 3 maggio 2024 – Il progetto delle pietre d’inciampo dell’artista Gunter Deming, in ricordo della vita di uomini e donne che il nazifascismo voleva cancellare,  ci restituisce una storia tutta bergamasca: Rolando Politi, nipote di Rachele Lea Stern Mänas, è arrivato, oggi, da New York per rivedere i luoghi dove è nato e raccogliersi sulla pietra d’inciampo della nonna, posta di fronte al Comune di Treviglio, il 27 gennaio del 2022, per volontà e impegno condiviso tra Comune di Treviglio, Provincia e Isrec.

Rolando è arrivato a Bergamo per ricordare, nell’ottantesimo della morte violenta nelle carceri di Treviglio, anche il nonno Simon Mänas attraverso un disegno: ce lo ha portato nella speranza di lasciare un segno in quella Treviglio dove trovò una morte tragica. Provincia di Bergamo, Comune di Treviglio e Isrec accolgono Rolando e insieme si fanno responsabili della sua richiesta davanti alla comunità bergamasca.

Nella conferenza stampa, svoltasi oggi in Provincia,  è stato  accolto, ufficialmente, Rolando Politi in bergamasca, che è  stato informato sul progetto provinciale delle pietre d’inciampo con la presentazione della storia dei Manas e le proposte per conservarne la memoria che Provincia, Comune di Treviglio e Isrec si sono presi  l’impegno di portare avanti insieme.

Nella foto: Rolando Politi in visita a Bergamo.

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Breve cenno sulla storia della famiglia Manas 

La famiglia Mänas vuol dire innanzitutto la Vienna di Stefan Zweig, quella in cui la costituzione del 1867 garantì alla comunità ebraica pieni diritti di cittadinanza e per cui anche per Rachele Lea Stern, polacca, e Simon Mänas, rumeno, poterono valere le parole dello scrittore: “È la loro nostalgia di patria, di pace, di riposo, di sicurezza che li spinge ad unirsi con passione alla civiltà da cui sono circondati. In nessun luogo forse […] tale alleanza fu così felice e feconda come in Austria”. È qui che Rachele e Simon diventarono genitori di 5 figlie: Charlotte, Stella, Karoline, Blanka e Cecilia, ma è anche qui che nel 1938 l’occupazione nazista dell’Austria rese i Mänas cittadini tedeschi e quindi perseguitati sulla base delle leggi razziali, vigenti nel Reich. È allora che la famiglia decise di espatriare: Simon e Rachele con la figlia più piccola, Cecilia, e la famiglia di Blanka decisero di venire in Italia. È qui che la storia dei Manas incontrò quella di un’Italia nata con il Risorgimento e dentro un lento processo democratico che disse, innanzitutto, basta ai ghetti. Al momento del primo censimento dei cittadini da dichiarare per leggi “ebrei”, nell’agosto 1938, furono tanti gli stranieri che si trovarono a vivere e a lavorare nel nostro Paese, come Charlotte che fu un’importante artista di varietà e che fondò una sua compagnia teatrale. Anche l’Italia però in quel 1938 diventò razzista, per legge, e la famiglia Mänas, in quanto straniera, fu tra le prime ad essere perseguitata: prima con l’internamento nel campo di Civitella della Chiana e poi l’internamento libero a Agropoli e Polla. Mentre conoscono la violenza di un Paese diventato razzista, i Mänas conobbero anche l’Italia che alla purezza della razza oppose la ricchezza dell’intreccio con il diverso, seppe nascondere e proteggere: a Polla Cecilia incontrò Gerardo Politi ed insieme fondano una famiglia, sposandosi secondo il rito cattolico a Treviglio dove la famiglia fu trasferita nel febbraio del 1942 e dove Rolando nacque nel 1943. Le notizie che avevamo fino ad ora non permettevano di seguire la sorte di tutti i membri della famiglia Mänas dopo l’8 settembre quando la persecuzione diventò persecuzione delle vite. Grazie a Rolando ora il quadro diventa completo e più tragica la sorte dei vecchi genitori, rimasti a Treviglio forse nella convinzione che nessuno avrebbe fatto loro del male. Ed invece come già sapevamo i genitori Mänas furono arrestati e se la storia familiare non coincide con le nostre supposizioni, è sicuro che furono arrestati a dicembre, Rachele fu, probabilmente, incarcerata a Sant’Agata, in seguito inviata a Fossoli e poi ad Auschwitz-Birkenau da cui non fece ritorno, mentre Simon morì nel carcere di Treviglio per un’emorragia cerebrale il 1° gennaio 1944.

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