Secondo un’equipe di ricercatori guidati da Xiang Qian Lao, del Jockey Club School of Public Health and Primary Care della Chinese University di Hong Kong, l’esposizione alle polveri sottili influenza la qualità degli spermatozoi e la fertilità degli uomini
Lo studio è stato pubblicato su BMJ Occupational and Environmental Medicine.
Reuers Heatlh News, 25 dicembre 2017
I ricercatori hanno esaminato l’esposizione a breve e a lungo termine al particolato presente nell’inquinamento atmosferico, noto come PM 2,5, costituito da particelle così piccole da riuscire a penetrare in profondità nei polmoni e di giungere persino nel flusso sanguigno. Tali particelle sono più piccole delle polveri sottili o fini, ma molto più dannose, di quelle che normalmente si indicano nell’inquinamento atmosferico delle città, ossia PM10; infatti veicolano negli alveoli polmonari dei soggetti ad esse esposti sostanze inquinanti: monossido di carbonio, biossido di azoto, benzene, anidride solforosa ecc., che possono causare neoplasie polmonari.
Si tratta di inquinanti che si trovare sia indoor (all’interno) che outdoor (all’esterno), e derivano dagli scarichi dei veicoli, industrie, dall’uso di combustibili fossili: carbone, petrolio, oppure legna e oli combustibili.
Lo studio
Lao assieme al gruppo di ricercatori hanno condotto studi accurati, analizzando i risultati di esami e questionari di valutazione su circa 6.500 uomini dell’isola di Taiwan, di età compresa tra 15 e 49 anni, che avevano preso parte a un programma a scopo medico tra il 2001 e il 2014. I ricercatori hanno raccolto campioni di sperma e hanno valutato la qualità degli spermatozoi misurando il loro numero totale e le dimensioni, forma e movimento. L’equipe di studiosi ha quindi registrato le varie zone di residenza degli uomini sottoposti a tale programma per stimare l’esposizione ai PM 2,5, per un periodo di tre mesi, il tempo necessario affinché un uomo produca nuovi spermatozoi, e l’esposizione media su due anni.
I risultati
Sebbene i livelli di particolato fossero nel range di sicurezza, con circa la metà sotto i 26 microgrammi di particolato per metro cubo di aria, i ricercatori hanno osservato che per ogni aumento di cinque microgrammi di esposizione la concentrazione di spermatozoi aumentava leggermente, mentre il rischio di avere uno spermatozoo dalla forma anomala aumentava del 18% con l’esposizione a breve termine e del 26% con l’esposizione a lungo termine.
«Il particolato contiene molte sostanze chimiche tossiche come metalli pesanti e idrocarburi policlici aromatici – ha affermato Lao, principale conduttore dello studio – che hanno mostrato di essere dannosi per la qualità dello sperma in studi di laboratorio. La forma e le dimensioni dello sperma – ha aggiunto – sono un parametro importante per la fertilità».
«Il risultato principale di questo studio è la riduzione della percentuale di spermatozoi dalla forma normale – ha spiegato Shanna Swan, dell’Environmental Medicine and Public Health all’Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York – ma la percentuale di cellule spermatiche morfologicamente normali è ancora molto alta”, ha sottolineato pur evidenziando che lo studio ha diversi punti di forza, come le ampie dimensioni e l’uso di stime all’avanguardia su inquinamento atmosferico e analisi dello sperma».