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Canoni idrici non versati per quasi 7 milioni di euro per 17 anni.

Segnalati alla corte dei Conti 31 dipendenti pubblici, responsabili del servizio, che hanno causato un danno all’erario, di oltre 8,3 milioni di euro.

Alcuni consorzi di bonifica della provincia, fornivano acqua per usi diversi da quelli irrigui in agricoltura, senza autorizzazione o con modalità difformi alla normativa vigente

 

 

Bologna, 29 gennaio 2018. La Guardia di Finanza di Bologna, a conclusione di una vasta operazione a tutela del bilancio della Regione Emilia-Romagna, denominata “Acqua Cheta”, ha scoperto un danno erariale di 8.355.218 euro derivante dalla cattiva gestione delle risorse idriche regionali e ha segnalato alla locale Procura Regionale della Corte dei conti 31 dipendenti statali, responsabili di aver procurato un danno all’erario di circa 8,3 milioni di euro.

Dall’esito di appositi controlli svolti dai finanzieri del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna presso l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna (ARPAE) – alla quale sono demandate le funzioni di concessione, autorizzazione, analisi, vigilanza e controllo delle risorse idriche – è emerso che dal 2001 al 2017, non risultano i versamenti di canoni idrici per complessivi euro 6.978.114. In particolare, gli agenti, nell’esaminare le modalità di gestione delle acque, presso due consorzi di bonifica della provincia, hanno riscontrato varie irregolarità riferite a forniture di acqua, per usi diversi da quelli irrigui in agricoltura, avvenute in assenza di titoli autorizzativi o con modalità difformi alla normativa vigente.

I militari hanno constatato, nello specifico, che i citati consorzi hanno distribuito risorse idriche a soggetti privati (in prevalenza società di capitali) anche per finalità industriali, antincendio, igienico ambientale, etc., in assenza non solo di atti autorizzativi, ma anche del versamento dei rispettivi canoni di pagamento, da parte degli utilizzatori, alla Regione Emilia Romagna.

Gli esiti dell’anzidetta operazione sono ora al vaglio della Procura Regionale della Corte dei conti di Bologna, alla quale la Guardia di Finanza felsinea ha rimesso la posizione di 26 pubblici dipendenti, tra il personale direttivo e dirigenziali che, per declaratoria, era preposto, a vario titolo, alla gestione del demanio idrico regionale, nonché di 5 dirigenti regionali che nel tempo non hanno provveduto a definire le strategie necessarie per superare le criticità stratificatesi nel corso degli anni, con conseguente lievitazione dei costi di funzionamento dell’apparato burocratico approntato per tali finalità di ulteriori 1,3 milioni di euro. L’operato della Finanza si rivela, ogni giorno, oltremodo necessario per il controllo della corretta ed efficace gestione delle risorse pubbliche.

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