Lunedì 19 dicembre, alle ore 16, nello spazio Viterbi del Palazzo provinciale di via Tasso 8, ha avuto luogo un convegno dal titolo: “Lo Stalking. Una questione di genere, una questione di potere? Profili normativi e criminologici”, organizzato dalla consigliera di parità della Provincia di Bergamo Isabel Perletti in collaborazione con la Commissione pari opportunità.
L’incontro ha voluto inquadrare l’argomento dello Stalking (recentemente introdotto fra le fattispecie penalmente rilevanti) non soltanto nei profili normativi, illustrando i profili criminologici, analizzando la giurisprudenza e proponendo un inquadramento generale della questione nell’ambito delle recenti riforme che hanno riguardato il tema del contrasto alla violenza di genere.
Ai saluti da parte del presidente della Provincia di Bergamo Matteo Rossi, del presidente della Commissione pari opportunità della Provincia Stefania Pellicano e dall’assessore alle Pari opportunità del Comune di Bergamo Maria Carolina Marchesi, è seguita la tavola rotonda a cui hanno partecipato:
Federico Pedersoli, avvocato, Foro di Bergamo; Vincenza Maccora, giudice per le indagini preliminali, Tribunale di Bergamo; Angela Davoli, avvocata, Foto di Foro di Lamezia Terme – presidente Comitato pari opportunità del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme; Carmela Cancellara, criminologa; Isabel Perletti, consigliera di parità della Provincia di Bergamo; Introduzione e moderazione: Anna Lorenzetti
« Da quando ci è stata assegnata la delega alle Pari opportunità – ha spiegato Matteo Rossi nella sua introduzione – abbiamo fatto tutto il possibile per onorare questo tema, anche attrvaerso importanti iniziative di riflessione come questa. »
Lo stalking è un fenomeno particolarmente sentito e diffuso anche nel territorio bergamasco: secondo i dati forniti dalla dott.ssa Maccora, le denunce sono passate da 40 nel 2011 a 190 nell’anno 2016.
«Con la legge n. 38 del 2009 – ha spiegato il GIP Vincenza Maccora – che ha introdotto l’art. 612 bis in materia di sicurezza pubblica viene riconosciuto il reato di stalking. Successivamente nel 2014 La Corte Costituzionale si è espressa chiaramente sulle modalità con cui detto reato si svolge – ha prosegito il GIP – che prevede minacce, molestia e maltrattamenti che, se sono reiterati, devono essere uniti a tre elementi: stati di ansia, timore e cambiamento di stile di vita della vittima la quale, il più delle volte, ricorre a farmaci tranquillanti per potere dormire. Quindi il giudice prende atto di ciò per potere valutare una situazione di stalking e non occorre una perizia medico legale. La Corte poi ha anche previsto l’arresto in flagranza di reato. Quest’ultimo è previsto anche in sede di lavoro – ha concluso la Dott. Maccora – e non è detto che a commetterlo sia sempre il genere maschile.»
«Quando si verificano reati del tipo minacce , violenza, molestia che si associano a maltrattamenti, atti persecutori – ha spiegato Federico Pedersoli, avvocato del Foro di Bergamo – prima che lo stalker venga deferito all’autorità giudiziaria, l’art. 8 prevede l’ammonimento di quest’ultimo tramite il personale della Questura, che lo invita a condurre una condotta civile e non violenta nei confronti del partner. Se poi dopo tale ammonimento – ha proseguito Pedersoli – lo stalker continua la solita linea di condotta (a volte gli inquirenti chiedono notizie sul suo comportamento ai vicini di casa) si procede con il deferimento all’autorità giudiziaria. Il linea preventiva ogni cittadino può segnalare alla polizia casi di stalking i cui autori verranno invitati in Questura e ammoniti. Prima del deferimento all’autorità giudiziaria – ha concluso l’avvocato – lo stalker viene consigliato a frequentare strutture di prevenzione (consultori, psicologi ecc.), giusto per non arrivare alla querela.»
«Il reato il questione è molto complesso – ha sostenuto Angela Davoli, avvocata del Foro di Lamezia Terme – e ha una sua specificità: paura, Ansia,insonnia ecc. Infatti è difficile provare il reato di stalking in quanto il più delle volte chi lo commette è una persona molto abile e astuta, e inventa scuse per non essere accusato. Così i suoi comportamenti persecutori, violenti anche psicologici – ha proseguito Angela Davoli – che adotta nei confronti del coniuge vengono scambiati per atteggiamenti assillanti. La legge punisce ancora di più tali comportamenti quando sono rivolti a persone disabili, malate o donne gestanti, ha concluso.»
«Bisogna tenere conto che oltre alle minacce e ai maltrattamenti fin qui trattati – ha spiegato Carmela Cancellara, criminologa – una cospicua parte di questi alterchi tra coppie che, il più delle volte provacano la separazione, evolve spesso nel cosiddetto femminicidio. Sono all’ordine del giorno le varie manifestazoni che si svolgono in tutta Italia – ha proseguito Cancellara – in cui si riempiono le piazze con scarpe rosse in segno delle vittime di femminicidio. I partner di genere maschile che commettono il reatro di femminicidio sono spesso l’ex marito, il corteggiatore e il respinto. Quest’ultimo è il più pericoloso perchè rispetto agli altri due si sente offeso. Di solito si tratta di uomini che hanno subito la separazione di infanzia – ha concluso la criminologa – ossia sono cresciuti fin da piccoli senza genitori e quindi prendono il rifiuto come una grande offesa.»
Quando la vittima si reca dall’avvocato per denunciare atti persecutiori da parte dell’ex partner, il legale raccomanda quasi sempre di non andare mai all’ultimo appuntamento, perchè può essere davvero l’ultimo della sua vita.